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PITTORI: Anonimo amanuense francese

Agostino, Marcellino e le due città

Agostino, Marcellino e le due città

 

 

ANONIMO AMANUENSE FRANCESE

1400-1460

Parigi, Biblioteca Nazionale, ms. La Città di Dio

 

Agostino, Marcellino e le due città

 

 

 

 

Il manoscritto sembra attribuibile alla scuola fiamminga o francese del nord, probabilmente alla Scuola di Bruges. Nella scena riprodotta dal libro della Città di Dio, Agostino accompagna un fedele al giudizio divino: Iddio e la Trinità stanno seduto in alto a destra in mezzo a una schiera di angeli che respingono dei diavoletti che tentano di volare verso l'alto. La maggior parte dei diavoletti se ne sta a terra semiaffondata nella terra di una buca che potrebbe rappresentare l'inferno. La scena si svolge in una landa solitaria e desolata senza la minima traccia di presenza umane.

Solo qualche albero abbellisce una regione aspra irta di massi e grosse pietre. Marcellino fu il legato imperiale che presiedette la Conferenza di Cartagine, nella quale le ragioni dei cattolici prevalsero su quelle donatiste. Due anni dopo, nel 413, Marcellino, amico intimo di Agostino, venne decapitato per ordine del potere romano. La sua morte si inserisce nel contesto delle gravi lotte di insurrezione che pervadevano in quegli anni l'Africa e che erano sostenute da donatisti e circoncellioni.

Marcellino fu il legato imperiale che presiedette la Conferenza di Cartagine, nella quale le ragioni dei cattolici prevalsero su quelle donatiste. Due anni dopo, nel 413, Marcellino, amico intimo di Agostino, venne decapitato per ordine del potere romano.

La sua morte si inserisce nel contesto delle gravi lotte di insurrezione che pervadevano in quegli anni l'Africa e che erano sostenute da donatisti e circoncellioni.

Il martirio di Marcellino, alto funzionario imperiale e amico di S. Agostino, è legato allo scisma donatista che attraversò per più di un secolo la Chiesa africana. Le origini dello scisma risalgono al 310 quando venne contestata la validità della elezione a vescovo di Cartagine di Ceciliano, perché consacrato da vescovi "traditori". Quando l'editto di Diocleziano impose ai cristiani di consegnare i libri sacri per bruciarli, coloro che ne assecondarono la volontà furono detti "traditores" e considerati come pubblici peccatori. Il vescovo Donato sostenuto dal partito scismatico contro il vescovo Ceciliano, riassunse la questione in questi due punti: la Chiesa è la società dei santi; i sacramenti amministrati dai peccatori sono invalidi. La disputa teologica si radicò palesemente nelle questioni sociali africane creando momenti di altissima tensione ed è appunto in uno di questi momenti drammatici che interviene Marcellino. Costui era tribuno e notaio a Cartagine, buon padre di famiglia, cristiano esemplare, che venne definito dall'amico Agostino uomo molto noto per l'universale stima di cui godeva per la sua religiosità: "fama et pietate notissimus".

Desideroso di apprendere, si rivolgeva spesso ad Agostino per avere chiarimenti sui punti più controversi della dottrina cattolica. Dobbiamo alla sua curiosità alcune opere del Dottore della Chiesa, come ad esempio il trattato "Sulla remissione dei peccati", "Sullo spirito" e quello più celebre del De Trinitate. Marcellino non lo poté leggere perché era già stato giustiziato. Nella conferenza di Cartagine del 411 tra i vescovi cattolici e i donatisti, Marcellino aveva dato ragione ai cattolici e aveva promulgato un editto di proscrizione contro i donatisti: questa sua decisione gli inimicò i donatisiti si vendicarono accusandolo di complicità con l'usurpatore Eracliano. L'accusa era grave e Marcellino fu condannato a morte dal conte Marino. L'anno dopo l'imperatore riconobbe l'errore commesso dalla giustizia romana e, cadute le accuse, vennero approvate tutte le decisioni prese dal tribuno Marcellino, che la Chiesa incominciò a onorare come martire.