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PITTORI: Beato Angelico

La Crocifissione con Agostino e santi del Beato Angelico

La Crocifissione con Agostino e Santi: particolare

 

 

BEATO ANGELICO

1440

Firenze, Sala Capitolare monastero di S. Marco

 

La Crocifissione con Agostino e Santi

 

 

 

 

Il Beato Angelico tra il 1438 e il 1445 diresse i lavori di decorazione ad affresco del nuovo convento di San Marco a Firenze, un convento domenicano che venne ricostruito dal Michelozzo in circa 10 anni a partire dal 1436 seguendo un incarico di Cosimo il Vecchio de' Medici. Gli affreschi eseguiti dall'Angelico, che sono anche i più famosi ed amati, sono caratterizzati da una eccezionale semplicità e da chiarezza delle forme e culminano nella grande Crocifissione realizzata nella Sala del Capitolo. La scena raffigura una grande Crocifissione con alcuni santi, fra cui Agostino, che sono ai piedi della Croce. Agostino è stato raffigurato nelle vesti della sua dignità episcopale: in testa ha la mitra, che è avvolta da un nimbo che rivela sua santità. Il suo viso ha un aspetto giovanile e lo sguardo è rivolto con intensità verso un libro aperto che sta leggendo.

Il libro è tenuto con la mano destra, che regge altresì il bastone pastorale. La struttura di questa Crocifissione vede Cristo circondato da due gruppi, quello delle pie donne e quello dei dottori: si può arrivare a Dio percorrendo due vie, quella del cuore e quella della scienza. L'origine diretta di questo nuovo orientamento è riscontrabile negli affreschi di Masaccio, a Santa Maria del Carmine di Firenze (1425).

 

L'affresco occupa l'intera parete della Sala Capitolare del monastero di san Marco a Firenze. I santi raffigurati sono da sinistra Cosma e Damiano, Lorenzo, l'evangelista Marco, il Battista, la Vergine, le pie donne e Giovanni evangelista. A destra del Crocifisso sono genuflessi Domenico, Gerolamo, Francesco, Bernardo, Giovanni Gualberto e Pietro Martire. Dietro, in piedi Zanobi, Agostino, Benedetto, Romulado e Tommaso d'Aquino. Al centro, soprastante il Crocifisso, c'è il pellicano, simbolo della redenzione, mentre nel lato inferiore c'è l'albero dell'ordine domenicano.

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

Prima della realizzazione degli affreschi del convento di San Marco, l'Angelico esegue alcune opere considerate suoi capolavori: L'incoronazione che oggi si trova al Louvre, la Deposizione di Santa Trinità e il Trittico di Perugia, questi ultimi oggi al museo di San Marco. Nell'Incoronazione sono rappresentate una serie di figure inginocchiate davanti ad una scala, in cima alla quale avviene la rappresentazione dell'incoronazione, che danno profondità all'intera scena, alcune di queste figure sono poste di spalle e questo rappresenta una novità per la pittura del tempo dove prima di lui solo Masaccio, nel dipinto della Crocifissione, rappresenta la Maddalena posta di spalle.

 

 

Beato Angelico

Beato Angelico è il soprannome di fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro nato a Vicchio, Firenze verso il 1400 ca. e morto a Roma nel 1455. Poco o nulla si sa della sua formazione. Partito dal gotico approdò efficacemente alle nuove idee del Rinascimento fiorentino, che volevano aprire nuovi orizzonti non solo all'arte ma anche all'animo umano. Prima della realizzazione degli affreschi del convento di San Marco a Firenze che avvenne tra il 1438-1446, l'Angelico esegue alcune opere considerate suoi capolavori: L'incoronazione che oggi si trova al Louvre, la Deposizione di Santa Trinità e il Trittico di Perugia, questi ultimi oggi al museo di San Marco. Nell'Incoronazione sono rappresentate una serie di figure inginocchiate davanti ad una scala, in cima alla quale avviene la rappresentazione dell'incoronazione, che danno profondità all'intera scena, alcune di queste figure sono poste di spalle e questo rappresenta una novità per la pittura del tempo dove prima di lui solo Masaccio, nel dipinto della Crocifissione, rappresenta la Maddalena posta di spalle. Nella Deposizione di Santa Trinità, nonostante la cornice ancora gotica egli realizza un paesaggio nel quale immette i suoi personaggi ordinati secondo una composizione studiata ed equilibrata. Sullo sfondo c'è la rappresentazione di una città entro le sue mura forse identificata con la città di Cortona. Nella predella del Trittico di Perugia del 1437, sono visibili alcune delle più belle scene rappresentate dall'artista come per esempio nella Nascita e Vocazione del Santo, nelle quali è evidente il gusto per il racconto fiabesco e fantastico. Tra il 1438 e il 1446 realizza gli affreschi per il convento di San Marco che aprono una nuova fase nello sviluppo del suo stile pittorico, caratterizzata da un maggiore austerità e un maggiore misticismo delle atmosfere nelle sue pitture, avvalendosi di composizioni semplificate, esemplare è la tavola rappresentante il Giudizio Universale. Tra gli affreschi del convento vi sono: Il Crocifisso la Trasfigurazione e San Domenico che si trova nel chiostro e la bellissima Annunciazione all'entrata del dormitorio. L'atmosfera che pervade questo celebre dipinto è serena, pacata, dolce, le figure dell'angelo e della Vergine sono ambientate in un porticato che richiama evidentemente quello del convento stesso, non aderendo però fino in fondo al realismo masaccesco, prediligendo la contemplazione divina piuttosto che la rappresentazione delle cose terrene. L'artista nel 1446 è a Roma dove per Papa Eugenio IV affresca una cappella in Vaticano che oggi è andata perduta, successivamente a Orvieto inizia la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo, ancora dopo verrà richiamato a Roma dove decora per Papa Niccolò V la cappella Niccolina raffigurando le Storie di Santo Stefano e San Lorenzo. Prima del 1449 esegue anche i dipinti per gli sportelli degli armadi della Santissima Annunziata che oggi si trovano al museo di San Marco. Il Beato Angelico morì a Roma nel 1455. L'arte dell'Angelico appare isolata rispetto alle mode fiorentine dell'epoca, proponendosi come una alternativa indirizzata alla cromaticità più che alla forma. Fu maestro nel creare figure monumentali e dotate di movimento. Beato Angelico cercò di saldare i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l'attenzione alla figura umana, con i vecchi valori medievali, quali la funzione didattica dell'arte e il valore mistico della luce.