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PITTORI: Beato Angelico

La Crocifissione con Agostino e santi del Beato Angelico

Agostino vescovo

 

 

BEATO ANGELICO

1395 - 1455

Firenze, Museo del monastero di S. Marco

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il Sant'Agostino qui raffigurato rappresenta un particolare della tavola della Deposizione della Croce.

Beato Angelico dopo aver svolto per due anni attività di pittore e miniatore a Firenze, nel 1418 Beato Angelico entrò nel monastero domenicano di Fiesole dove prese gli ordini verso il 1425. Le sue prime opere di pittura, tra cui la Madonna della stella (1428-1433 ca., Museo di San Marco, Firenze) e il Trittico di san Pietro martire (1428-1433 ca., Museo di San Marco) sono ancora di cultura tardo gotica, con riferimenti a Lorenzo Monaco e Gentile da Fabriano. Sensibile alle innovazioni umanistiche dei contemporanei, nelle sue opere fece convergere lo stile gotico e quello rinascimentale, come nella Deposizione (1430-35 ca., Museo di San Marco) e nel Tabernacolo dei Linaioli (1433, Museo di San Marco), opera con cui trovò il suo stile maturo. Nel 1436 i domenicani di Fiesole si trasferirono nel convento di San Marco a Firenze, da poco ricostruito da Michelozzo.

Fra Angelico sovrintese ai lavori di decorazione: nelle opere di sua mano, Crocifissione, Cristo deriso e Trasfigurazione, si nota una sempre maggiore semplificazione dello stile. La grandiosa Pala di San Marco (1438 ca.) è uno dei primi esempi del tema della cosiddetta "sacra conversazione", che comprende entro uno spazio comune la Madonna tra angeli e santi. Chiamato a Roma nel 1446 da papa Eugenio IV, vi dipinse il suo ultimo capolavoro, gli affreschi con le Storie di santo Stefano e san Lorenzo (1447-49) per la Cappella Niccolina in Vaticano, ora demolita. Nel 1447 iniziò gli affreschi per la Cappella Brizio nel Duomo di Orvieto insieme con il suo allievo Benozzo Gozzoli.

Il Beato Angelico seppe fondere lo stile elegante e decorativo di Gentile da Fabriano con la maniera realistica di importanti artisti rinascimentali quali il pittore Masaccio e gli scultori Donatello e Ghiberti, tutti attivi a Firenze. Era inoltre a conoscenza delle teorie della prospettiva sviluppate da Leon Battista Alberti. Fu particolarmente abile nella resa delle espressioni devote dei visi e nell'uso del colore per intensificare le emozioni. La sua maestria nel creare figure monumentali e dotate di movimento, nel costruire la profondità mediante la prospettiva lineare, specialmente negli affreschi romani, ne fecero uno dei pittori più importanti del Rinascimento.

 

 

Beato Angelico

Beato Angelico è il soprannome di fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro nato a Vicchio, Firenze verso il 1400 ca. e morto a Roma nel 1455. Poco o nulla si sa della sua formazione. Partito dal gotico approdò efficacemente alle nuove idee del Rinascimento fiorentino, che volevano aprire nuovi orizzonti non solo all'arte ma anche all'animo umano. Prima della realizzazione degli affreschi del convento di San Marco a Firenze che avvenne tra il 1438-1446, l'Angelico esegue alcune opere considerate suoi capolavori: L'incoronazione che oggi si trova al Louvre, la Deposizione di Santa Trinità e il Trittico di Perugia, questi ultimi oggi al museo di San Marco. Nell'Incoronazione sono rappresentate una serie di figure inginocchiate davanti ad una scala, in cima alla quale avviene la rappresentazione dell'incoronazione, che danno profondità all'intera scena, alcune di queste figure sono poste di spalle e questo rappresenta una novità per la pittura del tempo dove prima di lui solo Masaccio, nel dipinto della Crocifissione, rappresenta la Maddalena posta di spalle. Nella Deposizione di Santa Trinità, nonostante la cornice ancora gotica egli realizza un paesaggio nel quale immette i suoi personaggi ordinati secondo una composizione studiata ed equilibrata. Sullo sfondo c'è la rappresentazione di una città entro le sue mura forse identificata con la città di Cortona. Nella predella del Trittico di Perugia del 1437, sono visibili alcune delle più belle scene rappresentate dall'artista come per esempio nella Nascita e Vocazione del Santo, nelle quali è evidente il gusto per il racconto fiabesco e fantastico. Tra il 1438 e il 1446 realizza gli affreschi per il convento di San Marco che aprono una nuova fase nello sviluppo del suo stile pittorico, caratterizzata da un maggiore austerità e un maggiore misticismo delle atmosfere nelle sue pitture, avvalendosi di composizioni semplificate, esemplare è la tavola rappresentante il Giudizio Universale. Tra gli affreschi del convento vi sono: Il Crocifisso la Trasfigurazione e San Domenico che si trova nel chiostro e la bellissima Annunciazione all'entrata del dormitorio. L'atmosfera che pervade questo celebre dipinto è serena, pacata, dolce, le figure dell'angelo e della Vergine sono ambientate in un porticato che richiama evidentemente quello del convento stesso, non aderendo però fino in fondo al realismo masaccesco, prediligendo la contemplazione divina piuttosto che la rappresentazione delle cose terrene. L'artista nel 1446 è a Roma dove per Papa Eugenio IV affresca una cappella in Vaticano che oggi è andata perduta, successivamente a Orvieto inizia la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo, ancora dopo verrà richiamato a Roma dove decora per Papa Niccolò V la cappella Niccolina raffigurando le Storie di Santo Stefano e San Lorenzo. Prima del 1449 esegue anche i dipinti per gli sportelli degli armadi della Santissima Annunziata che oggi si trovano al museo di San Marco. Il Beato Angelico morì a Roma nel 1455. L'arte dell'Angelico appare isolata rispetto alle mode fiorentine dell'epoca, proponendosi come una alternativa indirizzata alla cromaticità più che alla forma. Fu maestro nel creare figure monumentali e dotate di movimento. Beato Angelico cercò di saldare i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l'attenzione alla figura umana, con i vecchi valori medievali, quali la funzione didattica dell'arte e il valore mistico della luce.