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PITTORI: Maestro di Loreto Aprutino

Giudizio universale con i santi Agostino, Francesco e Domenico

Giudizio universale con i santi Agostino, Francesco e Domenico

 

 

MAESTRO DI LORETO APRUTINO

1428

Loreto Aprutino, chiesa di Santa Maria in Piano

 

Giudizio universale con i santi Agostino, Francesco e Domenico

 

 

 

L'affresco è conservato nella chiesa di S. Maria in Piano a Loreto Aprutino. Di origine romanica, l'edificio è stato ampiamente rimaneggiato e al suo interno, ristrutturato alla fine del Duecento in stile borgognone, custodisce nella controfacciata un affresco con Giudizio Universale di proporzioni monumentali. L'opera, venne realizzata probabilmente nel 1429 in occasione di un restauro. Il suo autore utilizzò una tecnica pittorica speciale, simile all'encausto, dove i colori vengono sciolti a caldo nella cera, con lo scopo di ottenere effetti cromatici più brillanti. Sopra l'arco si trova la scritta "hoc opus fuerat facto de elemosina terrae laureti ... cum elimosina bubum ... anno dni ..." che attesta le donazioni fatte dalla Corporazione dei Bifolchi per realizzare delle pitture probabilmente andate perse.

Il grande affresco con il Giudizio Universale va letto dal basso verso l'alto e da destra verso sinistra.

Lungo la prima linea si incontrano i santi Francesco, Domenico e Agostino inginocchiati ai piedi degli strumenti della Passione.  Al di sopra si sviluppa la grandiosa figura di Cristo nella mandorla retta da quattro angeli in volo. In basso si può osservare una scena rara e poco conosciuta, il cosiddetto "ponte del Capello", dove, al di sopra di un fiume di pece, si nota un ponte che si restringe al centro fino a diventare sottile come un capello. Poche tra le anime che lo attraversano riescono a passare dall'altra parte dove le accoglie un angelo. Secondo la tradizione orientale, dopo la morte, l'anima di ogni persona passa un ponte ("Chinvato Peretu") sul quale le sue buone azioni sono pesate con quelle cattive. Il risultato decreta la destinazione dell'anima nel paradiso o nell'inferno. A poca distanza dal ponte attende le anime S. Michele. Alle sue spalle c'è un giardino con la Torre del Paradiso di cui S. Pietro custodisce l'ingresso.

Sul secondo livello dell'affresco sono raffigurati i santi Francesco, Domenico e Agostino in ginocchio ai piedi degli strumenti della Passione, tra due schiere di beati del Nuovo e del Vecchio Testamento. Sulla sinistra seguono i beati e cinque angeli musici. Il terzo livello è occupato dalla grande mandorla con Cristo in trono affiancato dalla Vergine e dal Battista. La Divina Commedia potrebbe rappresentare una fonte interessante per spiegare la presenza dei tre santi che intercedono presso il Redentore con la preghiera. Nel Canto XXXII del Paradiso, infatti, questo ruolo è riservato a san Francesco, san Benedetto e sant'Agostino (in questa occasione tuttavia san Benedetto compare nella schiera dei Beati, ed è sostituito nel gruppo dei tre da san Domenico). E' stata avanzata l'ipotesi che l'origine di questi motivi iconografici, specie quello del ponte del Capello, derivi da artisti iberici che nel primo Quattrocento avevano influenzato la pittura italiana meridionale. Forti sono sicuramente i legami fra questo affresco e quelli del Giudizio dell'Annunziata di S. Agata dei Goti (Benevento) o quello di S. Stefano a Soleto (Lecce).

Altre opere riconducibili al Maestro di Loreto sono state individuate solo in alcuni affreschi di S. Francesco a Campli e in quelli di S. Maria della Rocca ad Affida. La sua personalità così come la sua formazione, molto dipendente dalla cultura tardogotica meridionale, restano ancora praticamente sconosciuti.