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PITTORI: Attavante degli Attavanti

Sant'Agostino nel suo studio scrive a Volusiano

Sant'Agostino nel suo studio scrive a Volusiano

 

 

ATTAVANTE DEGLI ATTAVANTI

1485-1490

Vienna, Biblioteca Nazionale

 

Sant'Agostino nel suo studio scrive a Volusiano

 

 

 

Questa miniatura di Attavante degli Attavanti che raffigura sant'Agostino nello studio risale al periodo 1485-1490. Attualmente è conservata nella Biblioteca Nazionale a Vienna e appartiene al ms. 653, f. 1r, che riporta le Epistolae di Agostino, in particolare quella diretta a Volusiano (137).

Volusiano, eminente ufficiale di Stato, chiese consiglio ad Agostino su come dare ragione della propria fede alle persone che lo circondano. Volusiano è ancora incerto su taluni dogmi di fede e in particolare sulla possibilità che Dio possa "farsi carne". Chiede pertanto spiegazioni al vescovo di Ippona per poter capire, egli stesso prima di tutto, e per poter spiegare, poi, a chi gliene chiedeva conto o anche lo contestava. Nel contempo Volusiano socchiude il tema di come coniugare fede e politica dal momento che anche questo argomento è motivo di discussione filosofica con i suoi conoscenti. Nel 410-411 Agostino risponde con una sua Lettera, che verrà poi catalogata e classificata come "Lettera 137" o anche detta "a Volusiano". Questa Epistola, pertanto, è praticamente un piccolo trattato di Cristologia anche se poi Agostino tratterà ed amplierà questo tema in tanti altri scritti tra i quali il "De Trinitate" (nei libri IV e XIII) e il "De Civitate Dei".

Il manoscritto proviene dalla collezione di Mattia Corvino, re d'Ungheria, il cui stemma compare nel mezzo del margine superiore del frontespizio, insieme ad una serie di altri codici tutti miniati da Attavante. Tra questi codici si trovavano anche altri volumi di opere di Agostino, quali il Contra Faustum e l'Enarrationes in psalmos, che oggi sono custoditi rispettivamente a Modena e a Stoccarda. La decorazione della pagina mostra gli stilemi tipici di Attavante, che si firma sul verso della prima pagina. Il bordo è caratterizzato da ricchi gioielli, amorini e busti di figure, mentre il capolettera D[e salute tua quam], è l'incipit di una lettera di Agostino a Volusiano. La miniatura ci presenta Agostino nel suo studio intento a scrivere la lettera. Il santo è dipinto di profilo, seduto davanti ad un libro posto sul leggio dentro una stanza dove si distinguono le travi lignee del soffitto, una biblioteca e una finestra aperta.

Indubbiamente fin dalla sua prima attività l'Attavante fu un infaticabile e attento ripetitore delle novità iconografiche che pullulavano nel panorama artistico fiorentino. Lo studio delle sue composizioni in tal senso può condurre a far luce sulla datazione di opere non solo di pittura, ma di architettura e di oreficeria. E' una sua caratteristica abitudine quella di trasporre, nelle sue pagine miniate, marmi e cammei antichi accanto a sculture, quadri, bassorilievi recenti. Questa peculiarità probabilmente gli procurò una buona parte di quell'ampio successo di cui presto egli godette.

 

Attavante degli Attavanti

Nasce a Castelfiorentino nel 1452. La critica è divisa relativamente circa la sua formazione giovanile. Si ipotizza che abbia frequentato la bottega di Andrea del Verrocchio, o in alternativa di Francesco d'Antonio del Chierico, influenzato da Domenico Ghirlandaio e da A. Pollaiolo. Riuscì a organizzare una fiorentissima bottega, che diffuse il suo stile, piuttosto ripetitivo nei motivi decorativi e nella ricerca di una sontuosità piuttosto superficiale. Fra le sue opere principali si possono ricordare le parti che eseguì nella Bibbia prodotta (1476-1478) per il duca di Urbino ora nella Biblioteca Vaticana, il sontuoso Messale (1483) conservato nella cattedrale di Lione, il Marcianus Capella, conservato a Venezia e un Messale eseguito per Mattia Corvino (1485-1487) e ora conservato nella Biblioteca Reale di Bruxelles. Decorò molti altri numerosi codici per Mattia Corvino, re d'Ungheria, che si trovano dispersi in varie biblioteche d'Europa. Alcuni di essi sono conservati nella Biblioteca Laurenziana di Firenze assieme a quelli commissionatigli da Lorenzo il Magnifico. Morì nel 1517.