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PITTORI: Francesco Botticini

Monica prega per Agostino nella cappella di San Cipriano a Cartagine di Francesco Botticini in Santo Spirito a Firenze, Cappella Bini

Monica prega per Agostino (scena a destra)

 

 

FRANCESCO BOTTICINI

1470

Basilica di Santo Spirito a Firenze, Cappella Bini

 

Monica prega per Agostino nella cappella di San Cipriano

 

 

 

La seconda scena ricorda l'episodio della fuga di Agostino da Cartagine per raggiungere Roma. Ingannando la madre prende il largo su una nave mentre Monica è in preghiera nella cappella di san Cipriano a Cartagine.

Monica è inginocchiata dinanzi ad un altare appoggiato al muro. Indossa il saio nero delle monache agostiniane e porta in testa un'aureola.

 

Ma la vera ragione di questo mutamento di luogo tu la sapevi, Dio, e non la palesavi né a me né a mia madre, che pianse disperatamente la mia partenza e mi seguì fino al mare. Dovetti ingannarla, perché cercava di trattenermi con la forza e costringermi o a rinunciare o a prenderla con me: e finsi di voler solo andare a tener compagnia a un amico che stava per partire, in attesa che si levasse il vento. Ho mentito a mia madre, a quella madre: e sono fuggito. Sì, e anche questo tu mi hai condonato se la tua indulgenza poi mi salvò dalle acque del mare, pieno di sozzure com'ero, per preservarmi all'acqua della tua grazia: quando scorrendo su di me fece asciugare i fiumi di lacrime di cui mia madre ogni giorno ti irrigava il suolo ai suoi piedi. Eppure, poiché si rifiutava di tornare a casa senza di me, io la convinsi a fatica a passare la notte in un luogo vicino alla nostra nave, una cappella dedicata al beato Cipriano. Ma quella notte io partii clandestinamente e lei rimase a piangere e a pregare.

E cosa ti chiedeva, Dio mio, fra tante lacrime, se non che tu mi impedissi di prendere il mare? Ma nella profondità del tuo pensiero tu esaudisti la sostanza del suo desiderio, senza curarti della preghiera del momento, per far di me quello che lei ti aveva sempre chiesto. Il vento si levò e ci gonfiò le vele, e il lido scompariva ai nostri occhi, quel mattino, quando lei pazza di dolore ti tempestava le orecchie di lamenti e gemiti. Tu nella tua sprezzante indifferenza intanto mi strappavi alle mie passioni per stroncarle, e lasciare che un giusto staffile di dolore punisse quel suo carnale struggimento. Amava avermi con sé, come tutte le madri, ma molto più della gran maggioranza di loro; e non sapeva quali gioie tu le avresti fatto nascere dalla mia assenza. Non lo sapeva e perciò si scioglieva in gemiti e singhiozzi, e questo tormento rivelava in lei l'eredità di Eva, che cercava fra i lamenti quello che fra i lamenti aveva partorito. E però dopo aver maledetto la mia slealtà e crudeltà ricominciò a supplicarti per me: lei se ne andava di nuovo alla sua solita vita, io a Roma.

AGOSTINO, Confessioni, 5, 8, 15

 

 

Francesco Botticini (1446-1498)

Botticini è pittore toscano quattrocentesco che ha lavorato spesso in Firenze, lasciandovi pregevoli opere. Francesco fondò un'importante bottega pittorica fiorentina nella quale lavorò anche il figlio Raffaello. Figlio di Giovanni di Domenico, pittore di "naibi" (carte da gioco), fu discepolo di Neri di Bicci, ma nella sua formazione intervennero anche Botticelli, Filippino Lippi, Verrocchio, il Pollaiolo e Andrea del Castagno. Secondo la critica i Botticini (sia Francesco che Raffaello) si limitarono ad imitare i grandi maestri dei quali si avverte l'influenza nelle loro opere. Di grande interesse iconografico agostiniano sono le sue opere tese a porre adeguatamente in luce santa Monica. Botticini ha anche rappresentato Agostino in un pannello della Pala Rucellai alla National Gallery di Londra.

Sempre in ambito di committenza agostiniana oltre a santa Monica in trono con le suore agostiniane, Botticini dipinse un sant'Agostino e una santa Monica, oggi conservati a Firenze, alla Galleria dell'Accademia. Sia la tavola con Sant'Agostino che quella con Santa Monica misurano cm 171 x 51. La provenienza ci è ancora ignota, ma l'iconografia ci suggerirebbe una committenza da parte di un convento agostiniano. La datazione più probabile sembra essere quell'arco di tempo compreso tra il 1470 e il 1475, poco prima del trasferimento a Empoli per la realizzazione di una cospicua serie di opere.