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PITTORI: Maestro di Budapest

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI BUDAPEST

1470-1500

Budapest, Szépmuvészeti Mùzeum

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'opera è attribuita al cosiddetto Maestro di Budapest attivo in Castiglia tra Burgos e Palencia nel periodo che da dal 1470 al 1500. La pittura, originariamente dipinta a olio su legno, è stata trasferita su tela. Le dimensioni del dipinto sono 71 cm in altezza per 44 cm di larghezza. Agostino è stato raffigurato a figura intera nelle sue ricche vesti episcopali. Con la mano destra impugna un sottile ed elegante bastone pastorale. La mano sinistra regge un piccolo libro aperto che il santo sta forse leggendo. Il piviale di color nero è abbellito da una ricchissima decorazione con gemme preziose di vari colori. Anche la mitra è particolarmente elegante e impreziosita gemme. Il volto del santo ha un aspetto asciutto dai lineamenti severi e marcati. L'espressione del viso è giovanile e rivela un atteggiamento pensoso e meditativo. Il panneggio dei vestiti è curato con attenzione fin nei minimi particolari.

Alle sue spalle, appeso al muro, c'è una specie di arazzo dai disegni geometrici. Di fianco si nota una specie di altare dalla struttura gotica. Il santo è in piedi all'interno di una piccola camera di cui si vede l'entrata a sinistra. A destra una finestra si apre all'orizzonte dove si vede una strada che porta ad alcune piante e, in lontananza, si erge un monte verdeggiante. Il pavimento del locale è stato eseguito con molta attenzione, proponendo piastrelle dal disegno geometrico a vari colori che ravviva la luminosità del locale.

Lo sfondo della camera è costituito da un muro regolare, dove i mattoni sono disposti simmetricamente e ordinatamente.

 

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6