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PITTORI: Robert Campin

Vergine in gloria fra san Pietro e sant'Agostino di Robert Campin

Vergine in gloria fra san Pietro e sant'Agostino

 

 

ROBERT CAMPIN

1440

Aix-en-Provence, Museo Granet

 

Vergine in gloria fra san Pietro e sant'Agostino

 

 

 

Robert Campin, conosciuto come Maestro di Flémalle dipinge questa Madonna in gloria tra i Santi Pietro e Agostino, adorata da un donatore, verso il 1440 con tecnica a olio su tavola. Il quadro è di piccole dimensioni (47 x 31 cm) ed è conservato a Aix-en-Provence, presso il Museo Granet.

Agostino è stato raffigurato a destra, seduto con in mano un libro aperto che sta leggendo. Indossa le vesti episcopali d'una tonalità blu violetto. Il suo viso è giovanile e effonde una grande serenità. Di fronte a lui sta san Pietro, con la tiara in testa e le chiavi del Paradiso nella mani sinistra. A lui si rivolge il donatore in ginocchio, vestito completamente di nero, forse un monaco agostiniano. Sopra le teste di entrambi i santi si erge il trono su cui siede la vergine con in braccio un Bambino.

Sullo sfondo si apre un grande vallata che culmina con un abitato cittadino.

 

Le notizie sulla vita di Robert Campin sono frammentarie. Nacque tra il 1378 e il 1379 forse a Valenciennes. Nel 1406 si hanno tracce della sua presenza a Tournai, città belga compresa nel ducato di Borgogna, ricca di attività artigianali e commerciali. Qui Campin fondò una scuola di pittura, che sarebbe diventata fucina di notevoli talenti. Probabilmente già verso il 1420 aveva iniziato l'esecuzione del Trittico di Flémalle. Alla sua bottega si stavano formando molti pittori, tra i quali Jacques Daret e Rogier Van der Weyden. A causa del suo comportamento politico battagliero nel 1429 i notabili di Tournai gli vietarono l'accesso alle cariche pubbliche. La sua attività artistica proseguì comunque, lasciando tracce almeno fino al 1440. Morì a Tournai nel 1444.

L'opera di Robert Campin fu fondamentale per l'origine della pittura fiamminga. Alla sua formazione concersero i caratteri dell'arte mosano-renana, e le conquiste dello stile gotico internazionale dei pittori della corte di Borgogna, allora particolarmente attiva in campo artistico, e portate alla massima altezza da Melchior Broederlam. Campin fece propri i caratteri di queste scuole e nel contempo rinnovò in senso naturalistico la concezione della pittura: per questo può essere considerato il padre del realismo fiammingo.

La sua produzione si focalizzò soprattutto sui trittici: in queste opere le ricche iconografie sacre sono tradotte in immagini di immediato realismo. Le scene a tema religioso vengono così ambientate nella realtà quotidiana, con i luoghi che richiamano gli interni di abitazioni borghesi. Il colore è vivo, corposo, incisivo e disegna il contorno delle figure in modo netto, conferendo loro evidenza plastica. A ciascun oggetto inoltre puntualmente associava un valore o un'allusione di carattere simbolico, che moltiplicava i livelli di lettura possibili dell'opera. Un ruolo importante nel perfezionare i caratteri di cui sopra fu svolto dalla nuova tecnica della pittura ad olio su tavola, che, grazie alla pregnanza dell'impasto cromatico e alla molteplicità e delicatezza dei toni, ben si prestava a favorire la cura per il dettaglio e alle molteplici variazioni della luce sui diversi materiali. Notevole fu il contributo dato da Campin all'evoluzione della ritrattistica: con lui infatti, così come il sacro si cala nella quotidianità, per indirizzarsi verso persone comuni, di varia umanità. Egli cerca di esplorare l'interiorità del soggetto, per coglierne i tratti distintivi della personalità e lo stato d'animo.