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PITTORI: Matteo Crivelli

Sant'Agostino e il Crocifisso di Matteo Crivelli

Sant'Agostino e il Crocifisso

 

 

MATTEO CRIVELLI

1451-1452

Biblioteca Malatestiana di Cesena, In Sermones Evangelium Joannis CXXV, Ms. D. III, c. 7r 

 

Sant'Agostino e il Crocifisso

 

 

 

 

Bella immagine di sant'Agostino quella proposta da Matteo Crivelli nella illustrazione del testo In Sermones Evangelium Joannis CXXV, Ms. D. III c 7r della Biblioteca Malatestiana di Cesena. La scritta in alto specifica ampiamente la figura rappresentata in questo testo dei primi del Quattrocento. Agostino ha un viso giovanile, calvo, ma con una grande barba che gli copre le guance e il mento. Gli occhi, grandi ed espressivi guardano in alto verso il cielo e rimirano l'immagine del Cristo crocifisso che appare sulla destra.

Sopra il Cristo è interessante notare un ampio lenzuolo che lo accoglierà dopo la morte. Agostino ha il nimbo in testa e indossa il saio dei monaci agostiniani.

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana.

I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro. «La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 2, 3

 

PSEUDO AGOSTINO, Planctus Mariae edito a Parigi 1842

 

Scrive Agostino commentando l'episodio della Crocifissione e della presenza di Maria accanto a Suo Figlio: "Allora, sotto la croce la riconobbe, lui che da sempre l'aveva conosciuta. E prima che fosse nato da lei, aveva conosciuto la madre nella predestinazione. Prima che, come Dio, egli creasse colei dalla quale doveva essere creato come uomo, conosceva la madre."