Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Pietro da Cemmo

PITTORI: Pietro da Cemmo

Sant'Agostino Dottore della Chiesa di Pietro da Cemmo a Chiuso

Particolare di sant'Agostino Dottore della Chiesa

 

 

PIETRO DA CEMMO

1490

Chiuso, chiesa di san Giovanni Battista al Cimitero

 

Sant'Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

 

Questo affresco compare sulla volta della chiesa di san Giovanni Battista al Cimitero a Chiuso di Lecco. L'edificio è di antica origine e la sua esistenza è documentata dalla fine del Duecento da Goffredo da Bussero con la stessa titolazione, in località Cornedo, uno scomparso luogo di Lecco, citato già nel 1213 negli Statuti della città. Il dipinto viene abitualmente attribuito a Pietro da Cemmo, quantunque alcuni critici ritengano che sia da assegnare piuttosto alla sua bottega o alla cerchia di pittori che si riferiscono ai Da Cemmo. La chiesa di Chiuso è di fondazione antica ed è anteriore al XIII secolo e conserva ancora un discreto patrimonio pittorico relativo al XV e XV secolo. Le pitture di Chiuso sono significativamente confrontabili con gran parte del ciclo pittorico della chiesa di santa Maria a Esine. E' probabile che siano attribuibili agli stessi autori. Il sant'Agostino di Chiuso è dipinto nei suoi attributi vescovili, seduto dinanzi ad uno scranno in atteggiamento di scrivere. La scena è molto ricca di particolari e di elementi decorativi. L'immagine fa parte della decorazione della volta nel gruppo dei quattro Dottori della Chiesa raffigurati a coppie sulle pareti. A sinistra si osservano S. Gregorio e S. Ambrogio, mentre a destra si notano S. Agostino e S. Gerolamo. L'osservatore è attratto dalle scranne su cui seggono i Dottori, leggermente rialzate rispetto al piano di calpestio. Notevole è l'elaborata costruzione architettonica, dove convivono elementi tipicamente gotici con stilemi già rinascimentali.

La rappresentazione analitica e i virtuosismi prospettici riescono a produrre un buon livello realistico, mentre la ricerca di naturalismo si estrinseca nelle ante degli armadietti lasciate semiaperte per far intravedere i libri che vi sono contenuti.

Agostino, con aureola bulinata, è ritratto nel suo privato raccoglimento e caratterizzato da una espressione che rivela lo sforzo mentale in cui è impegnato. Mani e vesti sono puntigliosamente descritti e i panneggi ampi e naturali lasciano intuire la sagoma dei busti e delle gambe piegate. Sant'Agostino, dal viso giovanile, ha lo sguardo assorto e pensieroso, poco concentrato sulla operazione di affilatura della penna che sta usando per scrivere.

Due oggetti sono posati sulle sporgenze del seggio: quello a sinistra sembra una boccetta per l'inchiostro, quello a destra è quasi sicuramente il sacchetto di sabbia utilizzato per asciugare il foglio.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6