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PITTORI: Giovanni di Paolo

Agostino consegna la Regola ai frati, dipinto di Giovanni di Paolo ad Avignone

Agostino consegna la regola ai suoi frati, particolare dell'incipit

 

 

GIOVANNI DI PAOLO

1460 - 1465

Avignone, Museo du Petit Palais

 

Agostino consegna la Regola ai frati

 

 

 

 

La consegna della Regola da parte di Agostino ai propri monaci eremitani è un soggetto ripreso più volte, grazie soprattutto alla committenza dei vari monasteri che intendevano così rimarcare lo stretto legame fra la loro istituzione e il grande santo dottore della Chiesa.

In questa tavola quattrocentesca Giovanni di Paolo ne dà una raffigurazione classica con una tipologia strutturale che sarà comune ad altri autori. Agostino, vestito da vescovo è seduto in trono e tutto intorno stanno i frati agostiniani con il saio nero nella disposizione di ricevere la regola della comunità.

Ai piedi di Agostino in trono troviamo una persona coricata che sembra che dorma. L'opera è conservata ad Avignone nel Museo du Petit Palais.  

L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.

Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ultimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.

L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.

Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.

 

11. 1. Progredendo intanto l'insegnamento divino, coloro che nel monastero servivano a Dio sotto la guida del santo Agostino e insieme con lui, cominciarono ad essere ordinati preti della chiesa di Ippona.

11. 2. Così di giorno in giorno s'imponeva e diventava più evidente la verità della predicazione della chiesa cattolica, e così anche il modo di vita dei santi servi di Dio, la loro continenza e assoluta povertà: perciò dal monastero che quel grande uomo aveva fondato e fatto prosperare con gran desiderio (varie comunità) cominciarono a chiedere e ricevere vescovi e chierici, sì che allora prima ebbe inizio e poi si affermò la pace e l'unità della chiesa.

11. 3. In fatti circa dieci uomini santi e venerabili, continenti e dotti, che io stesso ho conosciuto, il beato Agostino, richiesto, dette a diverse chiese, alcune anche molto importanti.

11. 4. D'altra parte costoro, che dal loro santo modo di vita venivano a chiese di Dio diffuse in vari luoghi, si dettero ad istituire monasteri, e poiché cresceva lo zelo per l'edificazione della parola di Dio, preparavano a ricevere il sacerdozio fratelli, che furono messi a capo di altre chiese.

11. 5. Pertanto progrediva per mezzo di molti e in molti la dottrina di fede salutare, di speranza e di carità insegnata nella chiesa, non solo in tutte le parti d'Africa ma anche nelle regioni d'oltremare: infatti con la pubblicazione di libri, tradotti anche in greco, grazie a quel solo uomo, con l'aiuto di Dio, tutto il complesso della dottrina cristiana venne a conoscenza di molti.

11. 6. Allora - com'è scritto - il peccatore a veder questo s'adirava, digrignava i denti e si struggeva (Sal. 111, 10); invece i tuoi servi - secondo quanto sta scritto - erano in pace con quelli che odiavano la pace e quando parlavano erano combattuti da quelli senza motivo (Sal. 119, 7).

POSSIDIO, Gesta Augustini 11, 1-6

 

 

Giovanni di Paolo

Pittore e miniaturista italiano, è stato uno degli artisti più importanti della scuola senese quattrocentesca.

Nelle opere giovanili si nota l'influenza dei maestri senesi precedenti, come Pietro Lorenzetti, ma il suo stile maturo diventò sempre più personale, caratterizzato da colori forti, netti, e forme allungate, seguendo poi i modi tradizionali di Gentile da Fabriano e le novità stilistiche di Sassetta.

Dotato di forte temperamento e sottile sensibilità, Giovanni si mostra paesista e narratore fascinoso, spesso perduto di un suo gusto fantastico. I suoi polittici tardogotici suggeriscono un'atmosfera quasi surreale, le figure umane, molto espressive e definite da segni di contorno netti, sono dipinte in paesaggi geometrici arricchiti di piccole scene miniaturistiche. Di lui si conoscono varie opere con soggetto Agostino e alcuni tratti della sua vita, oggi disperse in tutto il mondo. Nella Pinacoteca di Siena si conservano molte delle sue opere, tra cui spiccano la Madonna dell'Umiltà (1445 ca.) e il Giudizio universale (1460-1465).