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PITTORI: Eberhard da Chiusa

Sant'Agostino allo scrittoio

Sant'Agostino alla sua scrivania e il re Davide con l'arpa

 

 

EBERHARD DA CHIUSA

1478

Trier, StadtBibliothek, HS 141 folio 1v

 

Sant'Agostino alla sua scrivania e il re Davide con l'arpa

 

 

 

L'immagine è tratta dall'Opera S. Augustini trascritta da Eberhard da Chiusa. La scena mostra Agostino intento a scrivere allo scrittoio nel suo studio mentre dinanzi a lui in piedi c'è l'immagine di re Davide che suona la cetra probabilmente intonando i suoi salmi.

 

"Psalmus gratiae Dei et iustificationis nostrae nullis Meritis praecedentibus nostris, sed nos praeueniente misericordia Domini Dei nostri, commendatus maxime ore apostolico, sicut praecedens hunc psalmum lectio Misericordia Domini Dei nostri, commendatus maxime minerale Apostolico, sicut praecedens Hunc psalmum lectio omnibus intimauit, a nostra tenuitate susceptus est cum Uestra Caritate tractandus. intimauit omnibus, una Nostra tenuitate susceptus est cum Uestra Caritate tractandus."

Con queste parole Agostino apre il suo secondo commento al Salmo 31, affermando fin dall'inizio la sua inequivocabile proclamazione della grazia. Inoltre questa lettura del Salmo come una profezia di grazia è lodato nientemeno che dall'apostolo Paolo. L'impostazione è di tipo liturgico e il luogo è Cartagine nell'inverno del 412-413. Sia Paolo e che i Salmi occupano un posto fondamentale e privilegiato negli scritti di Agostino, che forse è abbastanza esemplificato nelle Confessioni. Il testo del salmo funge da vera e propria struttura di supporto per l'intera opera. Il tessuto narrativo, nei punti critici di questo salmo, di Paolo gli conferisce un aspetto drammatico, che funge da guida provvidenziale nel portare Agostino alla conversione.

 

Boccaccio regalò a Petrarca i salmi commentati da Agostino e che il poeta del Canzoniere (e di alcuni Psalmi Poenitentiales) voleva che quel libro gli stesse «di giorno sempre tra le mani e di notte e nell'ora della morte sotto il capo».

 

31. 2. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi davidici che trattano della penitenza - sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime.

 

"Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera."

POSSIDIO, Gesta Augustini, 31, 3