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PITTORI: Bartolomeo degli Erri

Particolare del viso di sant'Agostino Vescovo

Particolare del viso di sant'Agostino Vescovo

 

 

BARTOLOMEO DEGLI ERRI

1460-1476

Mantova, Museo del Palazzo Ducale

 

S. Ignazio Vescovo e S. Agostino Vescovo

 

 

 

Questo dipinto su tavola costituisce un elemento d'insieme di un polittico di più ampie dimensioni di cui lo scomparto destro misura cm 146,5x52,6 mentre quello sinistro cm 147,5x51. Non  è noto il nome del pittore che ha eseguito l'opera, ma dai tratti stilistici sembra provenire da un ambito settentrionale.

Fra le attribuzioni proposte si segnala quella a Bartolomeo degli Erri e quella di Niccolò da Verona. L'attribuzione che viene indicata dal curatore museale del palazzo Ducale mantovano è invece quella di Nicolò Solimano.

Bartolomeo e Agnolo degli Erri furono pittori italiani modenesi del Quattrocento. Essi sono gli autori del fastoso trittico con l'Incoronazione della Vergine che oggi è conservato a Modena alla Galleria Estense che fu realizzato fra il 1462 e il 1466.

Quest'opera, più che assonanze con la scuola ferrarese, dimostra una felice inserzione nella tradizione del vigoroso gotico fiorito emiliano. Discordanti sono stati i tentativi della critica per distinguere le due personalità e attribuire all'una o all'altra altre opere (tra le quali le tavolette con Storie di San Vincenzo Ferreri del Kunsthistorisches Museum di Vienna). La pittura è particolarmente accurata nella stesura dell'intreccio delle decorazioni del piviale, sotto cui si nota la tunica nera dei monaci agostiniani. Il volto del santo ha una espressione piuttosto austera con una folta barba riccioluta che gli copre gran parte del volto.

Accanto ad Agostino è stato raffigurato S. Ignazio che dovrebbe corrispondere a sant'Ignazio di Antiochia, detto L'Illuminatore (... - Roma, 107/110). Ricoprì la carica di vescovo dell'Asia Minore all'inizio del II secolo ed è venerato come santo sia dalla Chiesa ortodossa che dalla Chiesa cattolica. Viene annoverato fra i Padri della Chiesa e Padre Apostolico. Fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria, cioè della terza città per grandezza del mondo antico mediterraneo.

Ignazio crebbe in ambiente pagano e si convertìsolo in età matura. Nel 70, secondo la tradizione, fu nominato successore di Pietro alla sede episcopale di Antiochia. Condannato ad bestias sotto la persecuzione (98-117) dell'imperatore Traiano, fu imprigionato e condotto dalla sua sede episcopale a Roma sotto la scorta di una pattuglia di soldati per esservi divorato dalle fiere. Durante il viaggio da Antiochia a Roma scrisse sette lettere alle chiese che incontrava sul suo cammino o vicino ad esso. Esse ci sono rimaste e sono una testimonianza unica della vita della chiesa dell'inizio del II secolo. Le prime quattro lettere furono scritte da Smirne alle comunità dell'Asia Minore, di Efeso, di Magnesia e di Tralli, ringraziandole per le numerose dimostrazioni d'affetto testimoniate nei suoi travagli.

Raggiunta Roma dopo il faticoso viaggio, Ignazio subì il martirio nella capitale dell'Impero. Fu esposto alle fiere durante i festeggiamenti in onore dell'imperatore Traiano, vincitore in Dacia. Le sue ossa furono raccolte da alcuni fedeli e ricondotte ad Antiochia, dove furono sepolte nel cimitero della chiesa fuori della Porta di Dafne. A seguito dell'invasione saracena, le reliquie furono ricondotte a Roma e lì sepolte presso la basilica di San Clemente al Laterano dove tuttora riposano. La Chiesa cattolica celebra la sua festa il 17 ottobre, quella ortodossa il 20 dicembre.