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PITTORI: Maestro di Fermo

Sant'Agostino con in mano la chiesa

Sant'Agostino con in mano la chiesa

 

 

MAESTRO DI FERMO

1495

Fermo, chiesa di sant'Agostino

 

Sant'Agostino con in mano la chiesa

 

 

 

 

Questo porzione di affresco si trova nella chiesa di sant'Agostino a Fermo, un paese che ha conosciuto i primi insediamenti monastici agostiniani dopo la fondazione dell'ordine nel 1256. La pittura è di autore ignoto, forse nell'orizzonte artistico crivellesco, e ci presenta un vecchio Agostino, con una lunga barba riccioluta. In testa porta la mitra vescovile, sopra cui si legge S(anctus) AGVSTINVS, e indossa il saio nero monacale a rimarcare la stretta dipendenza della chiesa di Fermo dal grande santo. Agostino tiene in mano una riproduzione della chiesa che gli è stata dedicata, secondo una vecchia consuetudine pittorica medioevale. La chiesa sta anche a significare il ruolo preponderante di Agostino nell'azione di sostegno della Chiesa cattolica. L'affresco è datato 1495 come appare dall'iscrizione in alto: "1495 ADI' 8 DE MAGGIO" e fa parte di una composizione che vede al centro la Vergine che allatta il Bambino sullo sfondo di una notevole vegetazione fitomorfa. La Vergine in trono è affiancata da sant'Antonio abate, che regge un libro e un bastone a T con campanello. All'opposto compaiono le figure di Agostino e sant'Antonio da Padova identificati grazie alle rispettive iscrizioni AGVSTINVS e ANTONIVS DE PADVA.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6