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PITTORI: Miniatore fiorentino

Santa Monica in una miniatura dell'Innario di San Gaggio in San Marco a Firenze

Santa Monica

 

 

MINIATORE FIORENTINO

1470-1490

Firenze, Museo di San Marco

 

Santa Monica

 

 

 

L'autore di questa miniatura è sconosciuto, quantunque appartenga all'orizzonte culturale ed artistico della Firenze del secondo Quattrocento. La figura rappresentata è santa Monica e si trova in una lettera a pag. 195r dell'Innario di San Gaggio dipinto con la tecnica della tempera a pennello. Il corpo della lettera è rosato ed è ornato con cirri bianchi: questo particolare è caratteristico di un'epoca della miniatura fiorentina che utilizza stilemi in voga verso lo scorcio finale del XV secolo. Questa miniatura, pertanto, è stata aggiunta in un periodo posteriore alla decorazione del libro che fu eseguita da Sanguigni.

Il miniatore che ha eseguito l'immagine di Monica sembra ormai aggiornato sugli sviluppi della pittura rinascimentale, e si propone, con il suo stile, vicino alla cultura figurativa di Botticelli e Filippino Lippi. Sul fondo della lettera ha raffigurato una splendida santa Monica a mezzobusto con in mano un libro chiuso, che indica con il dito della mano all'osservatore. Il suo gesto probabilmente allude alle Sacre Scritture, che Monica conosceva bene dato che da giovane, grazie alla provenienza da una famiglia cristiana e benestante, le fu permesso di studiare.

La santa porta in testa il nimbo e indossa la tipica tonaca nera delle suore agostiniane. Questo particolare iconografico è tipico nelle commissioni di origine agostiniana, poiché in tal modo si voleva riaffermare con forza l'appartenenza all'Ordine di una santa di tale grandezza, madre per di più di Agostino, ritenuto non senza validi motivi, come il vero fondatore dell'Ordine agostiniano dato che veniva seguita la sua regola. In realtà Monica non fu mai una religiosa, nemmeno dopo la morte del marito Patrizio.

 

Finalmente guadagnò a te anche il marito, già quasi al limite estremo della vita temporale: e in lui che ormai era credente non rimpianse ciò che aveva tollerato nel miscredente. Era poi la serva dei tuoi servi. Chi di loro l'aveva conosciuta, in lei rendeva lode e onore e amore a te, sentendo nel suo cuore la tua presenza, testimoniata dai frutti di una vita consacrata a te. Era stata la moglie d'un solo uomo, aveva reso ai genitori il bene ricevuto, aveva retto con devozione la sua casa, a testimonio aveva le sue buone opere. Aveva allevato dei figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva allontanarsi da te. Infine di tutti noi, Signore, che possiamo per tuo gratuito favore dirci servi tuoi, e ricevuta la grazia del tuo battesimo vivevamo già in una nostra comunità, al tempo in cui ancora lei non s'era addormentata in te, di tutti noi si prese cura quasi fossimo tutti figli suoi, e quasi fosse figlia di noi tutti ci servì.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 22

 

Riposi dunque in pace con l'uomo di cui fu sposa, il solo di cui lo fu, e che servì portandoti il suo frutto con pazienza, per guadagnare anche lui a te. E tu ispira, mio Signore e Dio mio, ispira tu i tuoi servi e miei fratelli, i tuoi figli e padroni miei, che io servo col cuore e la voce e la penna: e ogni volta che leggeranno queste pagine si ricorderanno davanti al tuo altare di Monica, tua ancella, con Patrizio che fu un tempo suo sposo. Attraverso la loro carne mi hai fatto entrare in questa vita - come, non so. Con devozione si ricorderanno di loro: genitori miei in questa luce provvisoria, e miei fratelli in te che ci sei Padre e nella madre cattolica, e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, a cui sospira il tuo popolo lungo tutto il suo cammino dall'inizio al ritorno. Così sia meglio appagato in virtù di queste confessioni il suo estremo desiderio: lo sia nella preghiera di molti, piuttosto che nella mia soltanto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 37