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PITTORI: Michele Giambono

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo nel Polittico di Fano

 

 

MICHELE GIAMBONO

1420-1462

Fano, Pinacoteca Civica

 

Agostino vescovo

 

 

 

 

Il quadro fa parte di un Polittico che si trova oggi alla Pinacoteca di Fano. L'autore, nativo di Venezia produsse il Polittico, noto come Madonna con Bambino e Santi, dopo il 1420 e risente dell'influsso dello stile pittorico di Gentile, che fu attivo a Venezia fra il 1408 e il 1414. Qui l'autore presenta un Agostino nella sua dignità episcopale: ha la mitra in testa, nella mano sinistra ha il pastorale, mentre con la destra regge un libro chiuso. Il capo ha l'aureola e il viso esprime una profondità di espressione soprattutto negli occhi. L'aspetto è di un uomo anziano, con le rughe in fronte e una folta barba grigia riccioluta. La vivacità del cromatismo con l'abbondanza di ori e rossi conferisce uno speciale splendore alla figura del santo.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

Michele Giambono

Michele Giambono fu un pittore veneziano che operò tra il 1420 e il 1462. Fu un seguace di Jacobello del Fiore e seguì la lezione artistica e stilistica di Gentile da Fabriano e del Pisanello venendone influenzato. Autore assai prolifico, ha lasciato numerosissime opere disperse in po' in tutta Italia e nelle Collezioni principali d'Europa. Il suo stile risente delle forme e dei canoni quattrocenteschi con un uso cromatico vivace e un ricorso all'oro e alla doratura dei fondi. È tra gli artisti veneti che meglio hanno recepito lo stile di Gentile da Fabriano improntato su una profonda sensibilità naturalistica. Giambono è al centro di una discussa attribuzione per una serie di quattro tavolette con Storie di San Benedetto oggi conservate al Museo Poldi Pezzoli di Milano.