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PITTORI: Mazone Giovanni

sant'Agostino vescovo a Milano, Pinacoteca Ambrosiana, donazione Attilio Brivio

sant'Agostino vescovo

 

 

MAZONE GIOVANNI

1466

Milano, Pinacoteca Ambrosiana, donazione Attilio Brivio

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

 

La tavola (tempera su tavola 25x14) conservata alla Pinacoteca Ambrosiana, assieme alle altre due recuperate, apparteneva originariamente al Polittico di San Nicola da Tolentino, realizzato del 1466 per la chiesa di Santa Maria della Cella a Sampierdarena (Genova). Il tema centrale proponeva San Nicola da Tolentino in Gloria (oggi a La Spezia, Museo Civico Amedeo Lia). A sinistra erano raffigurati Sant'Agostino e San Michele, con le tre Storie di San Nicola nella predella (già a Torino, Collezione Balbo Bertone e Collezione privata); San Giovanni Battista (Milano, Pinacoteca Ambrosiana).

A destra il polittico proponeva l'Arcangelo Raffaele e Tobiolo (Zurigo, Kunsthaus) oltre altri due pannelli non identificati. Il polittico era completato da oltre dodici Beati Agostiniani a mezza figura, disposti probabilmente su pilastrini laterali, dei quali se ne conoscono due conservati all'Ambrosiana. Un altro è pervenuto all'Ambrosiana nel 1998 dall'eredità di Lamberto Vitali. Uno si trova nella Raccolta Serrao di Milano (forse Giovanni Bono), un altro (probabilmente Agostino Novello da Siena) in collezioni privata svizzera e altri due in altra collezione privata. La cultura figurativa di Mazone rivela influssi lombardi e padovani, probabilmente mediati da Foppa, che determinano figure saldamente costruite, ma allo stesso tempo elegantemente tornite.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6