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PITTORI: Neri di Bicci

Crocifissione coi santi Gregorio, Monica, la Vergine, Maria Maddalena, Girolamo, Giovanni evangelista, Agostino, Giovanni Battista

Crocifissione coi santi Gregorio, Monica, la Vergine, Maria Maddalena,

Girolamo, Giovanni evangelista, Agostino, Giovanni Battista

 

 

NERI DI BICCI

1453-1459

Miransù, Pieve di san Lorenzo

 

Crocifissione coi santi Gregorio, Monica, la Vergine, Maria Maddalena, Girolamo, Giovanni evangelista, Agostino, Giovanni Battista

 

 

 

La tavola della Crocifissione con santi è attribuita a Neri di Bicci e si trova nella Pieve di san Lorenzo a Miransù, situata nelle vicinanze del castello di Castiglionchio. Questa pieve ha origini altomedioevali di cui sono rimaste tracce ancora visibili nelle strutture architettoniche murarie esterne. La chiesa viene menzionata una prima volta in un documento che riporta una donazione del monastero di San Pier Maggiore di Firenze del 1066 e fu lungamente un patronato dei signori del castello, gli Zanchini da Castiglionchio, il cui stemma di famiglia si conserva nella facciata in un rilievo in pietra serena della seconda metà del Quattrocento.

La Crocifissione di Neri di Bicci è piuttosto affollata di personaggi facilmente riconoscibili: sulla sinistra si notano i santi Gregorio, Monica, la Vergine; ai piedi della croce in ginocchio si notano Maria Maddalena e san Girolamo. A destra, in piedi, troviamo un affranto Giovanni evangelista, quindi Agostino e Giovanni Battista.

Agostino porta gli attributi episcopali ma indossa anche la cocolla nera dei frati agostiniani. La tavola è stata dipinta a tempera e misura 178x178 cm e fu realizzata probabilmente tra il 1453 e il 1459.

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 2, 3