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PITTORI: Dario da Pordenone

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

DARIO DA PORDENONE

1455-1470

Pordenone, Concattedrale di S. Marco, cappella di san Nicolò

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'affresco si trova nella Cappella di destra del transetto del Duomo di Pordenone, nota anche come Cappella di San Nicolò. La cappella fu affrescata da un pittore noto come il Maestro delle storie di san Nicolò dopo la seconda metà del XV secolo, che oggi viene identificato con Dario da Pordonone o da Treviso.

La tradizione attribuisce l'istituzione della cappella a Rodolfo IV d'Austria. Fu decorata verso la metà del XV secolo, probabilmente grazie al contributo della Confraternita dei Barcaioli che vi possedevano un altare privato. Sulla volta sono raffigurati i Padri della Chiesa in Cattedra, fra cui sant'Agostino.

Lungo le pareti sono narrati episodi della vita di san Nicolò. L'ultimo intervento di restauro degli antichi affreschi risale agli anni 2015 e 2016. Sulla parete adiacente al presbiterio si può vedere un affresco staccato, risalente al periodo 1414-1420 con San Nicolò in Cattedra ed opera di un pittore anonimo, noto come il Maestro della Cappella Ricchieri.

Il duomo di san Marco fu costruito nella seconda metà del XIII secolo in stile romanico-gotico sui resti di un precedente edificio sacro. La parte della struttura che è rimasta più fedele all'originale si trova nell'abside trecentesco, nel tiburio e nel campanile, completato nel 1347 in forme romanico-gotiche. La sua cuspide tuttavia è seicentesca. L'alto campanile romanico-gotico si presenta in mattoni a vista, con eleganti trifore ed archetti pensili in cotto.

 

 

Dario da Pordenone

Dario di Giovanni, detto anche da Pordenone, da Udine o da Treviso nacque verso il 1420 e morì a Conegliano prima del 1498.

Figlio di un modesto pittore di Pordenone di nome Giovanni, Dario è ricordato per la prima volta in un contratto del 1440. A quest'epoca ha diciannove anni ed entra nella bottega di Francesco Squarcione. In questo documento è definito già come pictor vagabundus. Della sua formazione non si sa nulla e probabilmente nel 1446-1447 lavorava ancora  con lo Squarcione. Nel 1447 passò nella bottega del milanese Pietro Maggi, attivo anch'egli a Padova. Si indebitò con il Maggi, tanto da essere costretto a contrarre un obbligo di pagamento davanti all'ufficiale giudiziario. Nel 1455 si sposa con Ginevra di Ziliolo e nel contratto dotale viene definito civem et habitatorem Tarvisii. Ginevra apparteneva a una famiglia di pittori attivi a Treviso già dal 1404 e Dario ne ereditò la bottega. Il prestigio crebbe, tanto che nel 1456 fu chiamato dalla Serenissima a lavorare nel palazzo ducale. Nel 1459 lo troviamo ad Asolo, dove risiede fino al 1466, quanto ricevette una intimazione dello Squarcione a pagare i suoi debiti. Nel 1468 ritrasse la giovane Caterina Cornaro, ma il suo lavoro più importante è la tempera su tela dipinta per la chiesa di san Bernardino, eretta nel 1450 in Bassano. La pala, dopo la distruzione della chiesa, oggi è conservata nel museo cittadino. L'immagine rappresenta la Vergine tra San Giovanni Battista e san Bernardino. A lui sono attribuiti anche gli affreschi con le Storie della vita di san Nicolò, nel duomo di Pordenone. Probabilmente morì a Conegliano dopo il 1490. Ha lasciato perlopiù affreschi a Treviso, Asolo, Bassano, Conegliano, Pordenone e Serravalle.