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PITTORI: Jean Pucelle

Jean Pucelle: Sant'Agostino insegnante Parigi, Biblioteca Nazionale

Sant'Agostino predica ai fedeli

 

 

PUCELLE JEAN

1400 circa

Parigi, Biblioteca Nazionale Ms. lat. 10484

 

Sant'Agostino predica ai fedeli

 

 

 

 

L'autore è un miniaturista che opera agli inizi del Trecento: il suo stile non è particolarmente ricercato, le scene sono strutturate in modo semplice, tuttavia le figure sono tratteggiate con grande intensità ed emotività. L'episodio narrato si riferisce alla attività di insegnamento di Agostino, che qui appare vestito da vescovo davanti a un leggio dove è aperto un libro. Il santo, che ha la mitra in testa, e un'aureola che gli avvolge il capo, regge con la sinistra il bastone pastorale, mentre con la destra fa un ampio gesto con la mano quasi ad accompagnare il discorso che sta pronunciando ai fedeli che lo stanno ascoltando. La miniatura compare nel cosiddetto Breviario di Belleville, conservato alla biblioteca Nazionale di Parigi, sotto la voce Ms. lat. 10484 al foglio 310v.

 

Siccome Valerio vescovo, era poco istruito nelle lettere latine, gli permise di predicare in sua presenza, cosa inusitata nella chiesa orientale, e molti ne biasimavano il vescovo; ma egli non ne faceva caso, perché era contento che un altro facesse quello che lui non poteva fare.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Agostino, che per non pochi anni fu retore di professione, una volta convertitosi all'impegno ecclesiale predicò sempre con entusiasmo, non solo a Ippona, sua sede episcopale, ma anche a Cartagine e occasionalmente anche altrove. I suoi sermoni, improvvisati, come usava allora, sulla base di qualche previo abbozzo orale, abitualmente venivano stenografati e poi messi in bella copia a opera dei monaci del suo monastero, per essere diffusi in raccolte più o meno organiche.

Christine Mohrmann ha dimostrato, in uno studio di ormai parecchi anni fa, che Agostino ha messo in opera, nei sermoni, un tipo particolare di eloquenza, caratterizzato da periodi generalmente brevi e comunque costruiti con prevalenza della paratassi sull'ipotassi, con largo impiego di figure retoriche semplici e, insieme, molto espressive, tali da sottolineare, senza oscurarlo, il senso del discorso: espressioni simmetriche, ripetizioni, assonanze, giochi di parole, sì da facilitarne comprensione e apprendimento da parte di un uditorio in larga parte di bassa condizione e cultura.

Agostino è stato il primo che nella cristianità di lingua latina si pose con chiarezza il problema della comunicazione a livello comunitario, arrivando a proporre, nel De catechizandis rudibus, diversi modi di espressione, più o meno elaborati, a secondo del diverso livello culturale dell'uditorio al quale veniva rivolta la predica, e affrontando di petto, nel quarto libro del De doctrina christiana, il problema del rapporto tra religione cristiana e retorica.

Agostino è tanto convinto dell'esigenza che il sermone predicato al popolo, per poter risultare efficace, debba essere presentato in forma adeguata, che arriva a consigliare al predicatore di per sé poco eloquente di imparare a memoria e recitare una predica composta da altri, come più di un secolo dopo avrebbe consigliato in Gallia Cesario di Arles.

Il suo biografo Possidio descrive così il successo di questa predicazione: "I suoi discorsi, che scaturivano e derivavano da mirabile grazia divina ed erano sorretti sia da abbondanza di argomenti razionali sia dall'autorità delle Scritture, gli stessi eretici correvano ad ascoltarli insieme con i cattolici, spinti da intenso ardore: chi voleva e ne aveva la possibilità, si valeva di stenografi i quali trascrivevano ciò che veniva detto" (POSSIDIO, Gesta Augustini 7, 3).