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PITTORI: Maestro toscano

La Beata Vergine e i santi Giovanni ed Agostino

La Beata Vergine e i Santi Giovanni ed Agostino

 

 

MAESTRO TOSCANO

1450-1499

Bologna, Pinacoteca Nazionale

 

La Beata Vergine e i santi Giovanni ed Agostino

 

 

 

La pala d'altare che raffigura la Beata Vergine fra i santi Giovanni Battista ed Agostino si trova conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. La struttura dell'opera contempla la presenza di tre nicchie goticheggianti dove trovano posto, al centro, la Vergine con in braccio il Bambino ed ai lati, sulla sinistra san Giovanni il Battista, in abiti dismessi e penitenziali; a destra invece c'è un giovane sant'Agostino vestito da vescovo che tiene aperto con le mani un libro che sta leggendo.

Il viso del santo è giovanile, senza barba, dallo sguardo perso nella ricerca di un interlocutore. Il Bambino Gesù stende le sua mani proprio verso di lui.

Complessivamente le tre scene risultano abbastanza articolate anche se non del tutto connesse fra loro.

 

« Io sono voce di uno che grida nel deserto » Giovanni è la voce, il Signore, invece, «in principio era il Verbo» (Gv 1,1). Giovanni voce nel tempo, Cristo in principio Parola eterna. Togli la parola, che cos'è la voce? Non ha nulla di intellegibile, è strepito a vuoto. La voce, senza la parola, colpisce l'orecchio, non apporta nulla alla mente. Nondimeno, proprio nell'edificazione della nostra mente, ci rendiamo conto dell'ordine delle cose. Se penso a quel che dirò, la parola è già dentro di me; ma, volendo parlare a te, cerco in qual modo sia anche nella tua mente ciò che è già nella mia.

Cercando come possa arrivare a te e trovar posto nella tua mente la parola che occupa già la mia, mi servo della voce e, mediante la voce, ti parlo. Il suono della voce ti reca l'intelligenza della parola; appena il suono della voce ti ha recato l'intelligenza della parola, il suono stesso passa oltre; ma la parola, a te recata dal suono, è ormai nella tua mente e non si è allontanata dalla mia. Perciò il suono, proprio il suono, quando la parola è penetrata in te, non ti sembra dire: «Egli deve crescere ed io, invece, diminuire» (Gv 3,30)? La sonorità della voce ha vibrato nel far servizio, quindi si è allontanata, come per dire: «Questa mia gioia è completa» (v. 29). Conserviamo la parola, badiamo a non perdere la parola concepita nel profondo dell'essere.

AGOSTINO, Discorso 293, per la Natività di Giovanni Battista