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PITTORI: Maestro tedesco

Torchio mistico con i Dottori della Chiesa

Torchio mistico con i Dottori della Chiesa

 

 

MAESTRO TEDESCO

1434

Tamsweg, santuario di san Leonardo

 

Torchio mistico con i Dottori della Chiesa

 

 

 

Di anonimo tedesco è questa raffigurazione del Torchio con i Dottori della Chiesa, che si trova sulla vetrata della cappella di san Floriano nel Santuario di san Leonardo a Tamsweg. La vetrata, dalle dimensioni di m 3 x 3, divisa in tre finestre, raffigura la complessa iconografia del torchio mistico, una tematica particolarmente trattata nelle regioni di lingua tedesca. La parte superiore è dedicata a decorazioni con motivi floreali. Al livello immediatamente inferiore si trovano due angeli ai lati e al centro i personaggi degli evangelisti che svuotano sacchi di frumento nella macina, che si trova nel registro sottostante e che viene azionata dai dodici apostoli. All'ulteriore inferiore livello si presentano i Dottori della Chiesa, identificati dalle relative iscrizioni, che reggono il calice all'interno del quale si trova il corpo di Gesù Bambino, segno della transustanziazione delle ostie. Agostino è stato raffigurato ultimo a destra con il cartiglio SANCTUS AUGUSTIN(US).

Ai lati destro e sinistro di questa scena nei due riquadro viene raffigurata una celebrazione eucaristica con dei laici, tra cui spiccano dei personaggi di corte o reali, pronti a ricevere il sacramento. Al livello inferiore, la complessa scenografia viene chiusa da tre riquadri con una Madonna col Bambino, san Leonardo, titolare del santuario e la vetrata dove è riportata la data 1434 di esecuzione dell'opera e il nome di Konrad II Hölzler, più volte borgomastro di Vienna e all'epoca consigliere della città, di cui è raffigurato lo stemma.

 

Il santuario di san Leonardo a Tamsweg è un luogo di pellegrinaggio vicino a Salisburgo. Si tramanda che nel 1421 siano avvenuti diversi miracoli sul luogo dove sorge la chiesa, il che convinse il popolo a costruire una cappella. Si narra che una statua di san Leonardo scomparve dalla chiesa parrocchiale riapparendo in un ginepro. Grazie all'afflusso dei pellegrini fu possibile finanziare la costruzione di una chiesa, che fu inaugurata nel 1433 dal vescovo ausiliare Johann Ebser. Il capomastro Peter Harperger di Salisburgo la edificò a una sola navata simile a una basilica. Il prevosto Burkhard von Weißpriach commissionò la costruzione di un grande altare ad ante, che fu completato nel 1466 e dedicato a San Leonardo e santa Maria. Nel 1613 c'erano ancora sei altari nella chiesa, ma purtroppo nessuno è sopravvissuto all'invasione delle truppe ottomane che raggiunsero la Carinzia nel 1478. Le forze armate del re ungherese Matthias Corvin fortificarono l'area con un quartiere militare, che fu abbandonato solo nel 1489.

 

L'immagine del "Torchio Mistico" o di "Cristo pigiatore" ha una lunga storia. Possiede un carattere allegorico per cui Cristo è il frutto che va pigiato, il succo ricavato, in realtà il suo sangue, è la bevanda di redenzione per i peccati dell'uomo. Dal catino che raccoglie il sangue parte la linea che accompagna la sofferenza del peccato fino alla pressa del sacrificio di Gesù. La figura centrale di Cristo è accompagnata, ai lati, da altre immagini di sofferenza dell'uomo, assimilabili alla condanna di Gesù, ricordata dalla corona di spine, insieme ad altri strumenti di tortura e di prigionia quali la sedia con le catene e i ceppi. La lunga storia di questa particolare iconografia nasce nel Medioevo, con attestazioni risalenti al IX secolo. All'origine vi erano la raffigurazione della vite e del grappolo. La visualizzazione di Cristo nella pressa si diffonde invece dal XII secolo e con maggior realismo, e sempre più esplicitamente, Gesù viene dipinto mentre trasuda sangue sotto la pressione del torchio almeno dal XIV secolo. L'ispirazione all'immagine è tratta dal testo d'Isaia (63, 3): "Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno. Il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti."

Fu proprio il vescovo di Ippona (con altri, come ad esempio Tertulliano) che, meditando questo passo, paragonò il torchio alla croce dove Cristo era stato premuto da solo, per la salvezza di tutti. Spetta a sant'Agostino infatti il collegamento tra questo brano d'Isaia e il grappolo meraviglioso del libro dei Numeri (13, 23)

"Tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga."

Nelle Esposizioni sui Salmi il commento è esplicito:  "Mi calpestano sempre i miei nemici, molti sono quelli che mi combattono. / Nell'ora della paura io in te confido leggiamo "... Perché è tenuto nel torchio il suo corpo, cioè la sua chiesa. Che significa " nel torchio" ? Nelle angustie. Ma ben fecondo è questo essere spremuti nel torchio. Finché è sulla vite, l'uva non subisce pressioni: appare intera, ma niente da essa scaturisce. La si mette nel torchio, la si calpesta e schiaccia; sembra subire un danno, invece questo danno la rende feconda, mentre al contrario, se le si volesse risparmiare ogni danno rimarrebbe sterile. Orbene tutti i santi che soffrono persecuzioni da parte di coloro che si sono allontanati dai santi, stiano attenti a questo salmo e vi riconoscano sé stessi ... Il primo grappolo d'uva schiacciato nel torchio è Cristo. Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne è scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto è eccellente!

AGOSTINO, Esposizione sui Salmi, 55, 3-4