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PITTORI: Maestro lombardo

La Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica

La Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica

 

 

MAESTRO LOMBARDO

1600-1650

Abbadia Lariana, chiesa di san Lorenzo

 

La Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica

 

 

 

La tela che raffigura la Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica si trova nell'antica chiesa conventuale di san Vincenzo che dal 1788 è divenuta la parrocchiale con la nuova titolazione a san Lorenzo. Affacciata sulla piazzetta del lungo lago la chiesa è stata profondamente trasformata tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. L'attuale edificio si presenta a tre navate in stile eclettico: al suo interno si possono ammirare nella navata gli affreschi di Luigi Tagliaferri (1841-1927) che narrano il Trionfo di San Lorenzo con le quattro virtù cardinali. Le navate laterali custodiscono gli altari dedicati a santa Apollonia in legno intagliato e alla Madonna della Cintura.

La tela con la Madonna della Cintura è di grandi dimensioni dato che è alta 190 cm e larga 270 cm. Il soggetto dipinto dall'anonimo maestro seicentesco raffigura la Vergine con in braccio il Bambino nell'atto di consegnare ad Agostino la cintura, che ogni monaco eremitano porta al fianco, simbolo vero e proprio dell'Ordine agostiniano. Deposto a terra si nota un libro, simbolo emblematico della cultura e della sapienza del santo. Sempre a terra, vicino al libro, sta il bastone pastorale, in segno di umiltà. Alle spalle di Agostino, che qui è stato raffigurato nella sua dignità episcopale, compare sua madre Monica, vestita da monaca agostiniana, e un frate, forse san Nicola da Tolentino. Sant'Agostino sotto il piviale indossa il nero saio dei monaci agostiniani secondo una consuetudine antichissima, che lo vuole fondatore di questo Ordine. Un altro dipinto conservato nella stessa chiesa ha come soggetto un tema caro alla iconografia agostiniana. Si tratta dell'incontro di Agostino con un fanciullo in riva al mare che introduce al tema della Trinità. Entrambe le tele furono realizzate nel Seicento e provengono dal conventino dei padri Serviti, dove furono conservate fino al 1912. prima di essere trasferiti nella chiesa parrocchiale.

Questa tela è una testimonianza della spiritualità agostiniana nella parrocchia di Abbadia legata alla devozione alla Madonna della Cintura. Due sono le feste particolarmente care ai devoti di Abbadia, che trovano una efficace espressione anche nelle dedicazioni degli altari laterali nella chiesa parrocchiale: santa Apollonia il 9 febbraio e la Madonna della Cintura la prima domenica di settembre. Nella chiesa parrocchiale è conservata una elegante statua della Madonna con Gesù Bambino in braccio, che una volta all'anno viene esposta in un bellissimo trono e portata in processione nella prima domenica di settembre. Appesa alla mano di Maria e del Bambino si può notare una piccola striscia di cuoio, che non è altro che la cintura che dà il nome alla festa. Il parroco di Abbadia lariana don Raspini nel bollettino "La voce del Pastore" del settembre 1937 annotava che: “Ci sappiamo allora dare una ragione di quella striscia di cuoio che tiene in mano la Vergine nella bella statua che veneriamo, e del fatto che mentre i confratelli delle parrocchie vicine si cingono i fianchi col solito cordone, da noi portano invece la cintura di pelle”. L'origine di questa devozione va cercata nella tradizionale spiritualità dei Servi di Maria, di cui è nota la pietà verso la Vergine, in comunione con gli eremiti di S. Agostino che parimenti hanno una profonda devozione alla Madonna della Cintura.

La leggenda tramanda che la Vergine abbia consegnato la cintura a S. Monica, afflitta per morte del marito e per la vita sregolata del figlio Agostino non ancora convertito. La Vergine volle consolare una madre preoccupata per il figlio. La cintura è simbolo di appartenenza alla Madonna e di una vita corretta e virtuosa, piena di fede e di giustizia. La statua in legno della Vergine che è venerata ad Abbadia nella chiesa parrocchiale è antichissima e di squisita fattura ed era già presente nella vecchia chiesa ora conosciuta come "Chiesa Rotta".

 

La chiesa di san Lorenzo sorge sul lungolago di Abbadia Lariana a pochi passi dalle spiagge del lago. La chiesa fu edificata nel XIII secolo su commissione dell'Ordine dei Padri Serviti sui resti di una precedente Abbazia benedettina dell'VIII secolo dedicata a san Pietro. Originariamente la chiesa, di piccole dimensioni, era dedicata ai santi Vincenzo e Anastasio e si presentava a navata unica. Don Grisoni, nella sua cronaca parrocchiale, dice: "La tradizione vuole che Filippo Benizi membro e generale dei Serviti, fondati in Firenze nel 1233 dai sette Santi fondatori, viaggiando per l'Italia, fosse passato anche da queste parti e, trovata questa gente abbandonata, facesse sì che il vecchio monastero venisse riedificato con la chiesa, che venne dedicata ai SS. Martiri Vincenzo ed Anastasio, e da Abbazia dei Benedettini venisse cambiata in un priorato dei Padri Serviti". Nel 1788 i frati Serviti si trasferirono a Como, per ricongiungersi con i confratelli del convento di S. Gerolamo e vendettero il Conventino ai signori Bianchi, mentre la chiesa fu ceduta alla parrocchia, che la utilizzò come nuova parrocchiale poiché era più grande e in migliore stato della chiesa di san Lorenzo, che si trovava nella località ora chiamata Chiesa rotta. Diventata parrocchiale la chiesa fu intitolata a san Lorenzo. Alla fine dell'Ottocento, nel 1888, fu ampliata e completamente ristrutturata con l'aggiunta ai lati dell'edificio di due navate e l'innalzamento del soffitto. Nel 1915 le pareti interne furono affrescate dal pittore Luigi Tagliaferri (1841-1927). Al centro della volta il pittore affrescò il martirio di san Lorenzo, con gli angeli che sollevano il Santo verso il Paradiso. Nel Coro della parrocchia, ai lati dell'altare, troviamo due quadri del pittore Buzzoni raffiguranti la vita di san Lorenzo. Di grande interesse sono i due grandi quadri di soggetto "agostiniano" posti ai lati della porta d'ingresso della parrocchia. Si tratta di due tele seicentesche che esprimono la devozione per sant'Agostino coltivata dai padri Serviti. Di fianco alla chiesa è ancora visibile il chiostro della precedente Abbazia benedettina.