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PITTORI: Cavedone Giacomo

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa di Giacomo Cavedone

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

CAVEDONE GIACOMO

1610-1620

Stoccarda, Collezione Fachsenfeld

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'opera attribuita a Giacomo Cavedone è uno studio che raffigura sant'Agostino nel suo aspetto di vescovo seduto con un grande libro aperto fra le mani. Il disegno è probabilmente un bozzetto preparatorio, risale ai primi decenni del Seicento. Il foglio misura 28 x 37 cm e ricorda altri diversi studi relativi a queste composizioni dove Cavedone utilizza il carboncino o il pastello. Per la figura di Agostino c'è un disegno a sanguigna al Museo del Prado mentre altre modalità espressive e modelli di queste composizioni sono note nella collezione di Christ Church a Oxford.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

Giacomo Cavedone

Nato a Sassuolo nel 1577, fu allievo di Annibale Carracci. Quando questi si trasferì a Roma, Cavedone divenne aiuto di Ludovico Carracci. Alla sua morte ne 1619 il titolo di "capo sindaco" dell'Accademia degli Incamminati. Vari suoi lavori relativi a questo periodo sono conservati nel palazzo Fava a Bologna. Nel 1609 si trasferì a Roma come aiuto di Guido Reni, restando affascinato dallo stile di Caravaggio. Rientrato a Bologna, lavorò tra il 1611 e il 1613 alla decorazione della Cappella Arrigoni nella chiesa di san Paolo Maggiore. A questo periodo risale un suo viaggio a Venezia, che gli permise di affinare la sua arte. Al 1614 risale la pala con La Vergine e i santi Alò e Petronio per la chiesa di S. Maria dei Mendicanti, dove ai ricordi di Caravaggio si associano quelli veneti di Paolo Veronese e di Tiziano. Nel 1624 dovette rinunciare a dipingere per i postumi di una caduta dai ponti della chiesa di san Salvatore, dove stava dipingendo nel 1623 i Quattro dottori della Chiesa. Sei anni più tardi gran parte della sua famiglia fu eliminata dalla peste. Caratteristica di Cavedone è la semplificazione delle forme, squadrate e molto schematizzate ma riscattate dalla ricchezza dell'impasto cromatico. Morì a Bologna in tarda età nel 1660.