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PITTORI: Cristoforo Ciseri

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

CISERI CRISTOFORO

1667

Carignano, chiesa di Nostra Signora delle Grazie o di S. Agostino

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La statua si trova in una nicchia della facciata facciata della chiesa di Nostra Signora delle Grazie, detta anche di S. Agostino, per la presenza a Carignano di un insediamento monastico agostiniano che la costruì. La facciata della chiesa si presenta oggi con la ricca policromia originaria, frutto di un attento restauro che ha riportato alla luce i colori antichi rispetto al giallo che ha mascherato per molti anni la primitiva colorazione della chiesa.

Al centro, posta sotto il timpano, vi è una finestra a serliana; il timpano è triangolare, coronato da tre piramidi, festoni di frutta e fiori, tipiche rappresentazioni secentesche. Nella partitura inferiore della facciata, la porta d'ingresso centrale è opera in legno di noce (1723) dei carignanesi Giovanni Antonio e Agostino Parigi, autori anche della porta di ingresso al Convento, sul lato destro della Chiesa. La porta d'ingresso è sovrastata dall'affresco della Madonna con il Bambino, ai cui lati stanno distese le statue della Fede e della Carità. Completano l'ornamentazione della facciata diverse statue, opera del luganese Cristoforo Ciseri (che decorò con i suoi stucchi anche il coro), affreschi dei santi agostiniani, e le metope della Passione di Cristo, intervallate da ornati a triglifi. Gli affreschi ci presentano le immagini del beato Giovanni Bono di Mantova, del beato Giovanni di San Facondo, di Santa Perpetua e di Santa Felicita.

Le statue riproducono altri santi agostiniani, fra cui di distinguono, in alto, santa Monica e santa Chiara di Montefalco; in basso sant'Agostino, san Nicola da Tolentino, san Guglielmo d'Aquitania e san. Tommaso da Villanova. Oltre all'affresco della Madonna con il Bambino, sulla facciata trova posto anche una rappresentazione della Vergine come "Stella maris".

 

La chiesa di S. Maria delle Grazie è comunemente chiamata "chiesa di S. Agostino", come retaggio dell'Ordine religioso che ospitò per secoli e che la fece erigere. La chiesa attuale non è la chiesa originale: la prima chiesa agostiniana era posta nell'area fuori delle mura cittadine, negli airali della Maddalena. Gli Agostiniani giunsero in Carignano nel 1474-1475 quando alcune nobili famiglie cittadine (Provana, Romagnano, De Anna) cedettero loro vari terreni e la cappella di S. Maria Maddalena. Dopo aver ottenuto il consenso all'abbattimento della antica cappella, fu eretto il primo convento agostiniano, cui contribuirono economicamente molte famiglie dell'antica nobiltà carignanese, che vi ottennero in cambio il patronato su alcune cappelle e il relativo sepolcreto. La chiesa, intitolata alla Beata Vergine delle Grazie e a sant'Agostino, doveva essere di grandi dimensioni, anche se le sedici cappelle che ospitava probabilmente si riferivano anche ad altari addossati alle pareti o alle colonne della chiesa. Tra le cappelle, va ricordata quella intitolata alla Natività, di patronato di Renato di Savoia, figlio naturale di Filippo di Bresse (dal 1499 duca di Savoia) e della carignanese Libera Portoneri. Sotto l'altare maggiore, si trovava la tomba di Bianca di Monferrato, duchessa di Savoia. Altre cappelle erano di patronato di importanti personaggi della corte ducale del castello di Carignano. Il nuovo convento acquistò subito importanza, tanto da ospitare, nel 1518, il Capitolo Generale dell'Ordine, che elesse quale vicario il carignanese Nicola di Romagnano. Il convento fu distrutto durante l'assedio che l'esercito francese pose a Carignano nel 1544, dopo la battaglia di Ceresole. Ricostruito il convento fu ristrutturato nel XIX secolo dall'architetto carignanese Alberto Tappi.

Interessanti le pale degli altari laterali, opera di Francesco Pistone, Jean Claret e Giovanni Antonio Molineri. Nella pala del Rosario sono raffigurati personaggi politici del XVII sec. quali il re Filippo II di Spagna, il duca Carlo Emanuele I di Savoia e la consorte Caterina Michaela d'Asburgo. Nella chiesa si conservano la lapide tombale rinascimentale della nobile Libera Portoneri, madre di Renato di Savoja-Tenda, detto il Gran Bastardo di Savoia, e la sepoltura della duchessa Bianca Paleologo del Monferrato, moglie del duca Carlo I di Savoja.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore. Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.