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PITTORI: Fanzago Cosimo

Sant'Agostino monaco e cardioforo di Cosimo Fanzago a Salamanca

Sant'Agostino monaco e cardioforo

 

 

FANZAGO COSIMO

1630-1650

Salamanca, Iglesia agostiniana de la Purisima

 

Sant'Agostino monaco e cardioforo

 

 

 

La statua di sant'Agostino, probabilmente attribuibile a Cosimo Fanzago, si trova nella Chiesa de La Purísima di Salamanca, che, così come il convento nel quale dal 1641 prega e lavora una Comunità di RR. Agostiniane, venne costruita su iniziativa dei Conti di Monterrey, don Manuel de Fonseca y Zuñiga, viceré di Napoli dal 1631 al 1637, e doña Leonor María de Guzmán, sorella del Conte-Duca di Olivares. B. Picchiatti realizza a Napoli i piani della chiesa e anche Cosimo Fanzago esegue lì tutti gli elementi decorativi: altari, statue, il pulpito, ecc. In conseguenza, la chiesa venne realizzata in circostanze particolari, per non dire uniche: per primi vengono preparati gli elementi decorativi, soprattutto il retablo di Cosimo Fanzago e La Purísima di José de Ribera; successivamente si progetta e si realizza lo spazio architettonico. Si ottiene così uno straordinario connubio estetico tra i marmi italiani e la pietra salmantina; tra gli elementi decorativi e lo spazio architettonico; tra la pittura, la scultura e l'architettura. Il risultato è un morbido barocco tipicamente napoletano, quasi manierista in alcuni dettagli, più vicino all'ultimo rinascimento che al periodo culmine del barocco; con l'austero complemento dell'elegante pietra di Villamayor. Tutto ciò, assieme alla ricchezza delle sedici tele che riempiono di colore le grandi superfici, fa di questa chiesa un complesso unico a Salamanca, e addirittura in tutta la Spagna. I lavori cominciarono nel 1636 e durarono per più di cent'anni. La facciata è simile ad altre che Cosimo Fanzago aveva progettato per le chiese ed i palazzi napoletani, e corrisponde esattamente nello stile e nelle divisioni con l'interno, favorendo così unità e armonia a tutta l'opera. La cupola, ricostruita secondo un nuovo disegno dopo la sua demolizione nel 1657, è imponente e slanciata, e con i suoi otto grandi finestroni riempie di luce tutta la crociera. Se la serena proporzione dei volumi e il colorito dei marmi sono elementi importanti per l'armonia e la bellezza dell'insieme, non sono da meno le sedici tele dell'altare maggiore, della crociera e della navata, che costituiscono una splendida mostra della pittura napoletana del secolo XVII.

In questa statua il santo è raffigurato con l'abito dei monaci agostiniani, la nera cocolla, e reca in mano un cuore infiammato con la destra e una chiesa con la destra (una riproduzione dell'edificio sacro agostiniano cittadino).

Ai suoi piedi l'artista ha deposto una mitra, simbolo della dignità episcopale e un libro, segno della sua immensa produzione letteraria, epistolare, apologetica, dottrinaria, polemista, teologica.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3