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PITTORI: Gargiulo Domenico

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

GARGIULO DOMENICO

1630-1675

Roma, Collezione Sestieri

 

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Il dipinto di Domenico Gargiulo, noto anche con lo pseudonimo di Micco Spadaro, raffigura una scena diffusa nella iconografia agostiniana che esprime, in forma simbolica, la ricerca di Agostino nel tentare di capire il mistero della Trinità.

Dipinto con la tecnica a tela, il quadro misura cm 50 in altezza e 62 in larghezza ed è stato segnalato a Roma nella Collezione Sestieri nel 1969-1970. La scena immaginata da Gargiulo si svolge in un paesaggio pittoresco dove i due principali personaggi compaiono, quasi dimenticati di fronte alla grandiosità del panorama, all'estrema destra. Al centro della visuale offerta dall'artista c'è un gruppo di pescatori con le loro barche che occupano la piccola rada dalle acque calme. Scene di vita ordinaria che si legano senza soluzione di continuità all'episodio che vede protagonisti Agostino, in piedi e vestito da vescovo, e un bambino seminudo che gesticola con le mani.

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo. Ciò detto sparì, lasciando interdetto il grande filosofo.

 

 

Gargiulo Domenico

Domenico Gargiulo noto con lo pseudonimo di Micco Spadaro nacque verso il 1609. Lo troviamo attivo soprattutto a Napoli dove divenne famoso, in età barocca, principalmente come paesaggista. Il soprannome gli deriva dal mestiere del padre, che era un artigiano forgiatore di spade. La sua formazione avvenne presso la bottega di Aniello Falcone, che frequentò assieme ad Andrea di Leone e Salvator Rosa. Da artista lavorò in un primo tempo con Viviano Codazzi. In questo periodo i suoi lavori risentono dell'influenza di Paul Bril e Filippo Napoletano. La sua arte fu apprezzata a Napoli e fra i suoi maggiori committenti troviamo il collezionista fiammingo Gaspare Roomer, che lo incoraggiò lo accompagnò al successo. Gargiulo lavorò per la Certosa di San Martino, dove dipinse vari affreschi negli ambienti del Coro dei Conversi e del Quarto del priore. Morì a Napoli nel 1675.