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PITTORI: Anonimo di S. Frediano

Arbor Canonicorum Regularium Ordinis S. Augustini

Arbor Canonicorum Regularium Ordinis S. Augustini

 

 

ANONIMO DI S. FREDIANO

1600-1650

Lucca, chiesa di S. Frediano

 

Arbor Canonicorum Regularium Ordinis S. Augustini

 

 

 

Il quadro, dipinto da un anonimo pittore lucchese o toscano, raffigura l'Arbor dell'Ordine agostiniano, che si sviluppa in una scenografia suggestiva e grandiosa. l'opera si trova nel corridoio successivo alla cappella di sant'Agostino nella chiesa di san Frediano a Lucca. Dal basso si susseguono cinque registri di santi agostiniani (vescovi e cardinali, professe, professi, martiri maschili e martiri femminili): in alto, in gloria d'angeli con palme e corone, troneggia Cristo adorato da sant'Agostino. Particolari nodali risultano il ramo che congiunge i livelli e la rappresentazione di santi del quarto ordine in piedi in posa di crocefissi con i confratelli che li contemplano.

Il tema della posterità spirituale di Agostino diventa ricorrente soprattutto nel Seicento, che fu il secolo d'oro della diffusione dell'ordine agostiniano. Esso ha un significato puramente celebrativo e doveva riflettere l'importanza raggiunta dai monaci nell'ambito della società del tempo. Viene descritta la grande famiglia agostiniana nei vari rami e nelle congregazioni in cui si è suddivisa nei secoli, o anche i movimenti religiosi che in qualche modo si ispiravano ad Agostino o ne seguivano la regola. In qualche caso sono rappresentati i più famosi esponenti dell'Ordine.

 

31. 9. Dai suoi scritti risulta manifesto, per quanto è dato di vedere alla luce della verità, che quel vescovo caro e gradito a Dio visse in modo retto e integro nella fede speranza e carità della chiesa cattolica; e ciò possono apprendere quelli che traggono giovamento dalla lettura di ciò ch'egli scrisse intorno alla divinità. Ma io credo che abbiano potuto trarre più profitto dal suo contatto quelli che lo poterono vedere e ascoltare quando di persona parlava in chiesa, e soprattutto quelli che ebbero pratica della sua vita quotidiana fra la gente.

31. 10. Infatti fu non solo scriba dotto in ciò che riguarda il regno dei cieli, che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e vecchie (Mt. 13, 52), e commerciante che, trovata una perla preziosa, vendette ciò che aveva e la comprò (Mt. 13, 15 s.): ma fu anche uno di quelli di cui è stato scritto: Così parlate e così fate (Giac. 2, 12), e di cui dice il Salvatore: Chi avrà fatto e insegnato così agli uomini, questo sarà detto grande nel regno dei cieli (Mt. 5, 19).

31. 11. Prego ardentemente la vostra carità, voi che leggete questo scritto, che insieme con me rendiate grazie a Dio onnipotente e benediciate il Signore, che mi ha concesso l'intelligenza (Sal. 15, 7) per volere e avere la capacità di trasmettere queste notizie alla conoscenza di uomini vicini e lontani del nostro tempo e di quello a venire. E pregate insieme con me e per me affinché, dopo esser vissuto, per dono di Dio, in dolce familiarità con quell'uomo per quasi 40 anni senza alcun contrasto, possa emularlo e imitarlo in questa vita, e in quella futura godere insieme con lui delle promesse di Dio onnipotente.

POSSIDIUS, Vita Augustini, 31, 9-11

 

 

La chiesa di san Frediano a Lucca era sottoposta alla giurisdizione degli Agostiniani lateranensi. Il convento annesso aveva diverse proprietà, fra cui alcune nel ferrarese. Il vescovo Landolfo, assieme alla vedova e al figlio di Sichelmo, Imiza e Cassotto, con due atti stilati a Ferrara il 18 e 19 novembre 1132, conce il monastero di San Salvatore di Ficarolo ai Canonici Lateranensi Agostiniani di San Frediano di Lucca, al priore dei quali diedero investitura di tutti i beni assegnati al monastero. A richiesta di Ercole I d'Este e della moglie Eleonora d'Aragona, Papa Sisto IV con proprio "Breve" tuttavia in data 13 aprile 1476 tolse ai Canonici Regolari di San Frediano di Lucca la chiesa di San salvatore di Ficarolo, la Croce di Salara, il Priorato di San Lorenzo alle Caselle di Gaiba come pure il Convento di San Marco di Ferrara, incardinando al loro posto la Congregazione Benedettina dei Monaci Cassinesi di Santa Giustina di Padova, cui seguirà nel 1492 anche Pomposa.