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PITTORI: Carlo Maratta

Immacolata Concezione con san Giovanni Evangelista e i santi, Gregorio, Giovanni Crisóstomo e Agostino

Immacolata Concezione con san Giovanni Evangelista e i santi, Gregorio,

Giovanni Crisóstomo e Agostino

 

 

CARLO MARATTA

1688-1689

Nîmes, Museo delle Belle Arti

 

Immacolata Concezione con san Giovanni Evangelista e i santi, Gregorio, Giovanni Crisóstomo e Agostino

 

 

 

Il dipinto rappresenta la Disputa sull'Immacolata Concezione ed è una copia delle diverse che Maratta eseguì in varie occasioni su questo tema, di cui la più famosa è quella che si conserva a Roma nella chiesa di sant'Agostino.

A sinistra san Giovanni Evangelista sta impetuosamente spiegando le ragioni della Immacolata Concezione ai Dottori della Chiesa che osservano ed ascoltano l'evangelista stupefatti e curiosi di conoscere. Si riconoscono a sinistra, seduto, con in mano un libro, sant'Agostino e , a destra, San Gregorio Magno, con una colomba che gli svolazza accanto al capo, e San Giovanni Crisostomo.

Sopra i quattro santi, soggetto del loro discorso patristico, appare la Vergine Immacolata circondata da un coro di angeli, seduta su una luna crescente e coronata da un nimbo di stelle.

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Nella polemica pelagiana sia Agostino che i suoi oppositori sembrano, a proposito di Maria, influenzati dalla pietà popolare. Nel De natura e gratia Agostino riferisce, ad esempio, un'espressione di Giuliano di Eclano († 454) che lui stesso condivide: «la pietà impone di riconoscere Maria senza peccato».

L'Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854 da Papa Pio IX. La storia della devozione per Maria Immacolata ha tuttavia una lunga storia che parte dalle origini della Chiesa stessa. La proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano espresso concezioni e dottrine che la ponevano al di sopra del peccato originale.

 

Carlo Maratta

Entrò nella bottega romana di Andrea Sacchi, dove restò fino al 1636. La sua cultura artistica si formò sugli esempi dei bolognesi, in particolare Giovanni Lanfranco e Guercino. Divenne il fondatore di quell'Accademia romana che impose un indirizzo classicheggiante alla cultura del secondo Settecento. Della produzione anteriore al 1650 restano un affresco in San Giovanni in Fonte a Roma, condotto su cartone del Sacchi, una pala d'altare dipinta per Taddeo Barberini e destinata a Monterotondo. La pittura del Maratta fu esaltata da Giovan Pietro Bellori che ne elogiava la grazia e la purezza di composizione. Nel periodo 1653-1655 segna un accostamento al Lanfranco, che diventa molto più evidente nel quadro con Sant'Agostino per Santa Maria dei Sette Dolori. Le grandi decorazioni per Palazzo Altieri e San Pietro in Vaticano a Roma, e per il duomo di Urbino costituiscono una novità nel campo delle decorazioni scenografiche, diverse da quelle barocche coeve. Nel 1702 fu incaricato della pulitura degli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane. Fu un grande ritrattista, attento alle raffinatezze del colore. Negli ultimi anni della vita si ritirò a vivere a Genzano di Roma, in un palazzetto rococò di cui era stato anche architetto. Il tentato ratto di Faustina, ad opera del signore di Genzano Giangiorgio Sforza Cesarini, nel 1703, lo costrinsero a lasciare la cittadina sui Colli Albani per stabilirsi definitivamente a Roma, dove morì nel 1713.