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PITTORI: Giuseppe Nuvolone

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

GIUSEPPE NUVOLONE

1650

Narbonne, Musée d'Art et d'Histoire

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa bella raffigurazione di Agostino viene attribuita a Giuseppe Nuvolone (1619-1703) ed è conservata al Musée d'Art et d'Histoire di Narbonne. Il santo è raffigurato con vigoria, mentre sta scrivendo con lo sguardo rivolto verso l'alto quasi fosse in contemplazione della divinità che gli suggerisce cosa scrivere.  Lo accompagnano due giovani angeli: uno sorregge la sua mitra e l'altro il pastorale assieme a un libro aperto che gli offre alla lettura. Agostino tiene nella mano destra una penna e indossa la cocolla nera dei monaci agostiniani. Questo particolare fa propendere per una commissione nell'ambito conventuale di quest'ordine, che da sempre ha considerato il santo come suo Padre fondatore. Il volto di Agostino è caratterizzato in modo vigoroso e introduce nel suo repertorio tipologico una accentuazione espressiva esplicita, che contribuisce a esaltare l'armoniosa regolarità del volto.

Vediamo in questo l'efficacia narrativa della pittura di Giuseppe e la sua abilità nel padroneggiare le rappresentazioni di grande respiro. È anche in virtù di queste qualità, che l'artista riscosse un crescente successo, favorito in qualche modo anche dalla scomparsa del fratello Carlo Francesco nel 1661, che lo trasformò nel principale divulgatore della fortunata maniera ‘nuvoloniana'. La predisposizione a cimentarsi in grandi cicli narrativi su tela trova poi una splendida testimonianza, attorno al 1665, nell'intonazione fortemente evocativa e quasi romanzesca delle tre Storie di sant'Agostino realizzate per la chiesa eponima di Novara e oggi nel locale Collegio nazionale.

 

 

Giuseppe Nuvolone

Figlio di Panfilo, nativo di Cremona, e di sua moglie Isabella, nacque nel 1619 a Milano. La sua formazione avvenne presso il fratello maggiore Carlo Francesco, verso cui dimostra un'adesione incondizionata nelle scelte di stile tanto che sono spesso problematiche la distinzione tra le opere dei due pittori. La contiguità con il fratello trova conferma nelle numerose imprese eseguite in collaborazione. Si distingue dallo stile del fratello Carlo Francesco per una maggiore sensualità e per un temperamento più deciso. Specialmente nelle opere a tema sacro si nota "un palpito nuovo che sa immettere nelle creature celesti e angeliche, un sangue caldo, sensuale, incline a molli abbandoni". Va pure ricordato che l'artista eseguì anche un importante ciclo sulla vita di sant'Agostino, commissionatogli verso il 1665 dalle monache agostiniane di Novara per il loro monastero.

Al 1667 data il suo soggiorno a Roma

assieme all'architetto Girolamo Quadrio e allo scultore Giuseppe Vismara, dove ottenne per qualche tempo la protezione del cardinale Giberto III Borromeo. Ebbe numerose committenze nel cremonese e bresciano che consentono di conoscere il percorso più avanzato della produzione di Giuseppe, che non sembra modificare lo stile rispetto alla iniziali premesse del suo linguaggio. Fa eccezione la sua progressiva adozione di un registro luministico più ribassato e di una stesura pittorica più riassuntiva.

Costantemente iscritto a partire dal 1695 alla congregazione milanese dell'Accademia di S. Luca, morì a Milano sul finire del 1703.