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PITTORI: Antonio de Pereda

Agostino e santa Teresa offrono il proprio cuore alla Vergine

Agostino e santa Teresa offrono il proprio cuore alla Vergine

 

 

ANTONIO DE PEREDA

1640

Toledo, Convento di S. José delle Carmelitane Scalze

 

Agostino e santa Teresa offrono il proprio cuore alla Vergine

 

 

 

Tela a olio dipinta da Antonio de Pereda nel 1640. L'autore vi ha rappresentato Agostino e santa Teresa d'Avila che offrono il proprio cuore infiammato alla Vergine.

Santa Teresa d'Avila (Teresa Sánchez de Cepeda Ávila y Ahumada, in religione Teresa di Gesù) nacque ad Ávila nel 1515, a 85 km a nord-ovest di Madrid e morì a Alba de Tormes nel 1582. E' stata una religiosa e mistica spagnola fra le figure più importanti della Controriforma cattolica grazie alla sua attività di scrittrice e di riformatrice degli ordini religiosi. Fu la fondatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e è considerata una dei 33 Dottori della Chiesa. I suoi profondi e religiosi ideali ascetici le furono trasmessi fin da quando era bambina dal padre, il cavaliere Alonso Sánchez de Cepeda, e specialmente dalla madre, Beatrice d'Ávila y Ahumada. Nel 1528 all'età di 13 anni perse la madre che morì per una grave malattia. Venne inviata 3 anni dopo dal padre presso le suore agostiniane di Ávila, ma qui ne uscì un anno dopo nel 1532 perché si ammalò gravemente.

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

 

Antonio de Pereda y Salgado nacque a Valladolid nel 1611 e morì a Madrid, 1678. Pittore spagnolo dell'epoca barocca, noto soprattutto per le sue nature morte, era il maggiore di tre fratelli, e proveniva da una famiglia di artisti. I suoi genitori e i due fratelli erano tutti attivi pittori. Cresciuto presso la bottega del padre, alla sua morte, si trasferì a Madrid, dove entrò a far parte del circolo artistico del famoso Pedro de la Cuevas. Qui collaborò con Juan Carreño de Miranda, Francisco Camillo e Jusepe Leonardos. Posto sotto la tutela dell'influente pittore Giovanni Battista Crescenzi, proprietario di una vasta raccolta di dipinti, fu introdotto presso la corte reale spagnola, dove ricevette le sue prime commissioni. Tra queste, nel 1634, ebbe la prestigiosa commissione Il soccorso di Genova per il Palacio del Buen Retiro. Pereda eseguì altre note opere d'arte, specializzandosi in soggetti religiosi e soprattutto in nature morte. Alla morte del protettore Crescenzi (1635) l'artista venne espulso dalla corte reale, mantenendo comunque forti rapporti con le istituzioni religiose madrilene, dalle quali continuò a ricevere svariate commissioni.