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PITTORI: Ventura Salimbeni

Esaltazione della Eucarestia

Esaltazione della Eucarestia

 

 

VENTURA SALIMBENI

1600

Montalcino, chiesa di san Lorenzo in san Pietro

 

Esaltazione della Eucarestia con i quattro Dottori della Chiesa

 

 

 

 

Il dipinto di Ventura Salimbeni intitolato Esaltazione dell'Eucaristia, o Disputa sull'Eucaristia, viene ritenuto da molti appassionati di argomenti misteriosi una "testimonianza ufologica". Nel dipinto, infatti, tra Dio Padre, Gesù e lo Spirito Santo, compare un grosso oggetto rotondo che qualcuno afferma essere inspiegabile in quell'epoca perché assomiglierebbe a un satellite artificiale con antenne. L'oggetto in questione è comune nell'iconografia della Trinità, in quanto presente in centinaia di opere d'arte di quell'epoca.

Nei dipinti aventi tale soggetto sono figure classiche quelle di Gesù, dello Spirito Santo in forma di colomba e di Dio Padre, tra i quali è spesso collocata la "Sfera celeste", che non rappresenta in particolare la Terra, ma l'intero Universo.

Il dipinto di Salimbeni contiene in particolare la raffigurazione del Sole e della Luna. Frequentemente compaiono gli scettri, simboleggianti il potere su tutto il Creato, tenuti in mano da Gesù e Dio Padre.

Ai piedi della scena stanno assisi i quattro Dottori della Chiesa occidentale, fra cui si riconosce a destra sant'Agostino, vestito da vescovo con la abituale cocolla nera. Alla sua destra si osserva sant'Ambrogio che si riconosce per il flagello che tiene in mano. Dirimpetto sono seduti san Gerolamo (vestito da cardinale e con il leone ai piedi) e papa san Gregorio Magno con la tiara in testa e lo sguardo rivolto verso il cielo.

Di temperamento gaio e esuberante, Salimbeni fu un artista fecondissimo, molto apprezzato, conosciuto e molto richiesto in tutta Italia. In età giovanile, dopo l'esperienza lombarda, Ventura si recò a Roma dove si intrattenne dal 1588 al 1593; qui trovò attivissima la scuola dei manieristi e fu influenzato dalla pittura di Federigo Barocci. Già educato al gusto del colore raffinato e leggiadro, alle preziose fantasie del Beccafumi, Ventura assimilò meglio di chiunque altro la tecnica del Barocci.

A Roma lavorò in S. Agostino, in S. Giovanni in Laterano, al Gesù in S. Maria Maggiore e lasciò alcuni dipinti in un salone della Biblioteca vaticana. A Perugia, fu al servizio dei Cardinali Sforza e Bevilacqua dai quali ebbe varie onorificenze; nel 1600 il Cardinale Bevilacqua, lo nominò Cavaliere dello Sperone d'Oro e gli concesse il cognome; con tale nome Salimbeni venne conosciuto come il "Cavalier Bevilacqua". Numerose sono le opere che Ventura Salimbeni, ha lasciato a Siena: fra il 1595 e il 1602 dipinse la volta della Compagnia della Trinità, nel 1600 realizzava gli affreschi con "Storie di S. Giacinto" nella Chiesa di S. Spirito, nei quali da dimostrazione di bravura nell'arte degli affreschi.

Nel 1602 portava a termine gli affreschi con "Storie di S. Bernardino" nell'Oratorio inferiore di S. Bernardino. Pittore infaticabile, il Salimbeni eseguì opere importanti anche a Lucca, Pisa, Genova, Foligno e Ferrara ed altre città.