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PITTORI: Santini Bernardino

S. Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Particolare di S. Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

SANTINI BERNARDINO

1650

Arezzo, chiesa di sant'Agostino

 

S. Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questa tela di Bernardino Santini si trova nella chiesa di sant'Agostino in Arezzo, dopo che tra il 2001 e il 2003, è stata oggetto di un accurato restauro a cura dell'Amministrazione Provinciale che ha partecipato agli interventi riguardanti la pregevolissima quadreria della chiesa, costituita da una trentina di opere risalenti perlopiù al XVI e XVII secolo.

I quadri si trovavano, nella quasi totalità dei casi, in un cattivo stato di conservazione con numerose cadute di colore, oltre a grossolane ridipinture dovute a restauri effettuati nei secoli precedenti. Gli stessi supporti lignei erano indeboliti dagli attacchi degli insetti xilofagi. Le opere, attribuibili alcune ad artisti quali Bernardino Santini e Salvi Castellucci, sono andate ad impreziosire l'ingente patrimonio artistico conservato in questa chiesa costruita nel XIV secolo. La stessa chiesa venne tuttavia ridimensionata e ristrutturata per l'aggravarsi di dissesti statici fra il 1755 e il 1766 su progetto del sacerdote ferrarese don Filippo Giustini.

In questo rifacimento settecentesco la facciata gotica è rimasta sostanzialmente inalterata, mentre una trasformazione completa è stata sviluppata all'interno a tre navate, dominato da stucchi che contrastano con intonaci colorati.

 

Nel quadro la figura centrale è costituita da sant'Agostino, vestito da vescovo, in ginocchio, con entrambe le braccia alzate che si rivolgono da un lato verso la Vergine e dall'altro verso il crocefisso. Nel piano inferiore della pala si notano le immagini di san Nicola da Tolentino in basso a sinistra, accompagnato da un giglio, e san Guglielmo d'Aquitania a destra, vestito anch'esso con la nera tunica dei monaci agostiniani.

L'episodio narrato da Santini è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.

 

 

Bernardino Santini

Nasce ad Arezzo nel 1593 e morirà nel 1652. Sull'altare maggiore della chiesa di san Benedetto ad Arezzo è posta una sua tela con lo Sposalizio mistico di Santa Caterina d'Alessandria. Nella Pieve di sant'Eleuterio in sagrestia è conservata un'altra sua tela con san Francesco, commissionato nel 1633 all'artista aretino assieme ad un Sant'Eleuterio, oggi perduto. Una Madonna Assunta tra santi (1633) precede la cantoria e la cappella sottostante, dedicata a San Giuseppe nella chiesa di Santa Maria a Gradi. Nel Santuario di Santa Maria delle Vertighe il pittore aretino firmò e datò (1627) un affresco con la Natività della Vergine.