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PITTORI: Anonimo di Scuola laziale

Sacra conversazione con sant'Agostino, santa Rita, santa Monica e un Pontefice

Sacra conversazione con sant'Agostino,

santa Rita, santa Monica e un Pontefice

 

 

ANONIMO DI SCUOLA LAZIALE

XVII secolo

Rieti, Museo Diocesano

 

Sacra conversazione con sant'Agostino, santa Rita, santa Monica e un Pontefice

 

 

 

 

La tela, un olio delle dimensioni di cm 287 x 177, è opera di un pittore anonimo quasi certamente di scuola romana. Il soggetto presenta la Vergine che dall’alto del cielo mostra il Bambin Gesù a santa Rita da Cascia, che è stata caratterizzata dall'autore del dipinto dall’emblema parlante del mazzo di rose. Assistono alla scena, su di un registro inferiore, da destra verso sinistra, sant’Agostino, santa Monica, un venerabile Cardinale, forse un papa, sul cui capo gli angeli porgono dall’alto dei cieli il triregno, simbolo della dignità di Vicario di Cristo in terra. La tela proviene dalla chiesa conventuale agostiniana di S. Agostino a Rieti. Agostino, Monica e santa Rita sono stati raffigurati con la tunica nera degli agostiniani, l'abito che identifica gli appartenenti all'ordine agostiniano medioevale.

Questo richiamo di appartenenza è sempre stato fortemente evidenziato nelle committenze artistiche che i priori dei conventi hanno ordinato del Duecento in poi. Agostino è stato raffigurato in età senile, forse per dare maggiore significanza alla scena: il viso è scavato, una folta barba copre il viso, le mani sono rivolte quasi in preghiera e accoglienza verso l'alto. Di fronte a lui Monica, ben più giovanile, è vestita come una monaca agostiniana: lo sguardo intenso mira verso l'alto con le mani raccolte in preghiera sul petto. All'estrema sinistra il cardinale, in ginocchio, riproduce quasi simmetricamente la figura di Agostino sia nell'aspetto che nell'atteggiamento contrito.

 

La agiografia di santa Rita è contrassegnata da alcuni miracoli:

Il miracolo delle api bianche: Rita era nata da pochi giorni quando accadde che le api, che ronzavano vicino al volto della neonata senza pungerla, furono scacciate da un mietitore che stava lavorando in un campo di grano vicino. Proprio la mano dell'uomo, feritasi con la falce, fu guarita dalle api bianche nel momento che vi si posarono sopra.

Il miracolo della vite: Rita era da poco arrivata nel Monastero quando la madre badessa la incaricò di innaffiare ogni giorno una pianta di vite ormai irrimediabilmente secca. Davanti a quello che poteva sembrare un compito assurdo, Rita piegò la testa con umiltà e con obbedienza lo eseguì fino a quando un giorno il tralcio di vite tornò a germogliare.

Il miracolo della spina: C'è qualcosa per cui valga la pena di vivere? La Santa trovò la risposta nella passione di Gesù: da patire, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Per Rita nacque un grande desiderio: soffrire con Gesù crocifisso. Era entrata in Convento già provata dalla vita. Questo nuovo compito le diede nuovo coraggio. Meditare a lungo sulla passione del Signore. Piangere sulle piaghe aperte di Gesù. Era il 18 aprile 1442, venerdì santo, Rita mentre pregava dinanzi ad un Crocifisso affrescato in una parete del Convento. All'improvviso una spina si staccò dalla corona di Gesù e ferì profondamente Rita sulla fronte, dalla parte dell'occhio sinistro. Credette d'essere ferita a morte e cadde riversa per terra. Da quel momento, per quindici anni e fino al giorno della sua morte, la passione di Gesù ebbe anche nelle carni di Rita una dolorosa manifestazione.

Il miracolo avvenuto nel pellegrinaggio a Roma per l'Anno Santo 1450: Si racconta che la Madre badessa e le consorelle di Rita avessero deciso di recarsi a Roma in pellegrinaggio in occasione dell'Anno Santo del 1450. Rita fu inizialmente esclusa per la ferita della spina che ne fiaccava la salute. Ma ancora una volta le sue preghiere furono ascoltate: la ferita si richiuse e Rita fu in grado di partire e visitare così le tombe degli Apostoli, diretti testimoni della vita terrena di Cristo. Si narra che una volta giunte in prossimità di Roma le suore riposassero nella zona di Tor Bella Monaca. Pochi sanno che la borgata romana deve il suo nome alla bella suora che era quel giorno nel gruppo e che si riconosce in Santa Rita.

Il miracolo della rosa e dei fichi: Tornata dal pellegrinaggio romano, sulla fronte di Rita ricomparve la ferita della spina ed una nuova malattia la costrinse a passare gli ultimi quattro anni della sua vita nel letto della sua piccola cella. Era il gennaio del 1457 quando una sua cugina di Roccaporena, come faceva regolarmente, si recò a trovarla. Quel giorno Rita, prima di salutarla, le chiese di portarle una rosa e due fichi dal suo orto. Una richiesta che parve dettata da una mente in preda al delirio a causa del dolore. Ma con grande sorpresa, appena giunta nel piccolo borgo di Roccaporena, sommerso dalla neve, la cugina di Rita trovò realmente una rosa sbocciata e due fichi su un ramo senza foglie. Per Rita quei frutti e quel fiore furono l'ultimo contatto con il luogo dove era nata e dove era vissuta con il marito ed i figli.