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PITTORI: Agostino Mansonato

Altare dedicato a sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Particolare dell'Altare della cripta con Agostino che riposa nella pace eterna

 

 

AGOSTINO MANSONATO

1638

Cagliari, cripta di sant'Agostino

 

Agostino riposa nella pace eterna

 

 

 

L'altare della Cripta di sant'Agostino a Cagliari presenta un interessante paliotto in marmi intarsiati a motivi geometrici con la figura giacente del santo in abiti pontificali, sostenuto da due angeli. Sopra il paliotto sulla parete di fondo c'è l'edicola dell'altare, che include una piccola nicchia scavata nella parete, che ospita la statua del santo in gesto benedicente. La cripta ospitò, dal 504 al 722 circa, le spoglie di S. Agostino, traslate in Sardegna dal celebre monaco e teologo Fulgenzio, per sottrarle agli oltraggi delle invasioni vandaliche e arabe. Sull'area della cripta sorgeva la chiesa di S. Agostino extra muros, e nelle vicinanze sorgeva un antico convento, che secondo la tradizione fu fondato dallo stesso Agostino durante una predicazione nell'isola. La cripta è costituita da un vano rettangolare piuttosto irregolare di circa cinque metri per tre, con un'altezza media di quattro, è interamente intonacato, ma sembra riutilizzare una piccola grotta naturale o un preesistente ambiente ipogeo, probabilmente di epoca romana.

Dietro l'altare vi è un vuoto luogo di particolare venerazione poiché, secondo la tradizione, era il sito dove era posata la cassa del Santo. La tradizione popolare considerava miracolosa l'acqua, che sgorgava da questo luogo a cui venivano attribuite prodigiose qualità terapeutiche. Essa veniva portata nelle case per la guarigione degli infermi, vero e proprio dono del Santo per guarire gli infermi come ricordava una lapide oggi rimossa: mansit tamen mirifica aqua ad infirmorum levamen.

 

Nella città di Cagliari al numero 12 del Largo Carlo Felice, dietro un portone non dissimile da tanti altri del palazzo Accardo, si trova un luogo sacro e piuttosto antico: si tratta precisamente del santuario dove tra il 504 e il 722 vennero presumibilmente le spoglie di sant'Agostino dopo esservi state trasportate da Ippona e prima di essere trasferite a Pavia in san Pietro in Ciel d'Oro. Il luogo è piuttosto nascosto e non lascia presagire che vi sia proprio lì una cripta che per ben due secoli ha custodito il corpo dell'autore delle celebri "Confessioni".

Secondo quanto tramandano i racconti tradizionali la salma di S. Agostino venne trasportata nel quinto secolo da S. Fulgenzio, esiliato in Sardegna dal re Vandalo Trasamondo. Il corpo del santo venne quindi collocato in una camera sotterranea. Oggi per accedere a questa cripta è necessario scendere da una scala a chiocciola in ferro battuto che conduce ad un ambiente intimo, ristretto, dove è stato eretto un piccolo altare che costituisce un vero gioiello architettonico. Dietro questo altare sarebbe il luogo dove furono riposte le reliquie del santo, custodite dentro una cassa d'oro.

Una scritta ricorda l'episodio: «Locum hunc qui Sacros Divi Augustini cineres ab Africa per Beatum Fulgentium Episcopum Ruspensem traslatos usque ad barbarorum devastationem diu exceperat, anno MDCCCXXXVIII Do.na Elena Brondo et Gualpes, Marchionissa de Villacidro, in Sant Ecclesiae Doctoris memoriam et suae erga Divos et patriam testumonium erexit.»

Il corpo di S. Agostino venne poi trasferito a Pavia per iniziativa del re longobardo Liutprando, che pagò un forte riscatto ai saraceni che allora occupavano l'isola, per evitarne la profanazione e per arricchire la sua capitale e la sua tomba con i resti di un così grande santo. Oggi, di quegli eventi, resto il ricordo in questa cripta e in quel piccolo vano vuoto dietro l'altare, ancora bagnato dall'acqua filtrata dal terreno, un tempo ritenuta miracolosa dalla fede del popolo sardo. La cripta di S. Agostino solitamente è chiusa al pubblico, ma accessibile e visitabile previa autorizzazione del canonico della Chiesa di S. Agostino che si trova a pochi metri di distanza.

La cripta costituisce ciò che resta della chiesa e del convento degli Agostiniani, eretti dove la tradizione identificava il luogo in cui vennero custodite, dal 504 al 722, le spoglie di sant'Agostino di Ippona.

La grotta è un ambiente probabilmente già utilizzato in epoca romana, che continuò ad essere un luogo di culto divenendo la cripta di una chiesa dedicata a sant'Agostino, edificata nel Quattrocento in stile gotico e affiancata dal convento dei monaci che vi officiavano.

Nella seconda metà del Cinquecento la chiesa e il convento, che sorgevano extra moenia, vennero demoliti per far posto alla cinta muraria della città voluta da Filippo II re di Spagna. Un nuovo tempio, affiancato al nuovo convento degli agostiniani, venne eretto intra moenia, nell'area della Marina e dell'antica chiesa fu salvata solo una piccola cappella, soprastante la cripta. Alla fine del XIX secolo la cappella venne demolita per far posto al palazzo Accardo, progettato da Dionigi Scano. Venne conservata solo l'antica cripta, ancora oggi visitabile. All'interno dell'ipogeo, a pianta rettangolare, si può ammirare un altare marmoreo in stile classico, eretto nel 1638 per volere della marchesa di Villacidro Elena Gualbes y Brondo, allo scopo di onorare il luogo dove venne custodito il corpo di sant'Agostino. Elena Gualbes y zuňiga, figlia di don Luis Gualbes y Bellit, barone di Gioiosa Guardia, e di Caterina de Zuñiga, nel 1612 si sposò con don Antonio Brondo, marchese di Villacidro, e, alla morte del marito, ne ereditò il marchesato. L'altare comprende una nicchia, dove è custodita una statua del santo, e il paliotto, che include un bassorilievo raffigurante sant'Agostino giacente tra due angeli e l'iscrizione con la data di erezione dell'altare. Dietro l'altare si trova la cavità che, secondo la tradizione, contenne le reliquie del santo; la stessa cavità raccoglie l'acqua, un tempo considerata miracolosa, proveniente da una sorgente che sgorga nella grotta. La parte bassa delle pareti laterali della cripta è decorata da azulejos seicenteschi.

Sul pregevole paliotto oltre al bel bassorilievo con Agostino, si nota uno scudo con quattro stemmi, di cui quello in alto a destra appartiene alla famiglia Gualbes e quello in alto a sinistra alla famiglia Biondo, Una epigrafe richiama la antichità e la sacralità del luogo:

LOCUM HUNC QUI

SACROS DIVI AUGUST

INI CINERES AB AFRI

CA PER B FULGENTIUM

EPM RUSP TRANSLATOS

USQUE AD BARBARORUM

DEVASTATIONEM DIU

EXCEPERAT

ANNO MDCXXXVIII

DOMNA ELENA BRONDO

ET GUALBUS MARCHIO

NISSA DE VILLA CIDRO

IN TANTI ECCLESIAE

DOCTORIS MEMORIAM

ET SUAE ERGA DIVOS ET

PATRIAM TESTIMON

IUMIN SACELLUM

EREXIT.

 

(Questo luogo accolse per lungo tempo, fino alla alla devastazione dei barbari, le sacre ceneri di Sant'Agostino, traslate dall'Africa dal Beato Fulgenzio, Vescovo di Ruspe. Nell'anno 1638 Donna Elena Brondo e Gualbes, Marchesa di Villacidro, eresse un sacello in memoria di un così grande Dottore della Chiesa e come testimonianza verso i santi e la patria.)