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PITTORI: Maestro di Tortolì

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI TORTOLI'

1650-1670

Tortolì, chiesa di sant'Antonio Abate

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La chiesa di sant'Antonio Abate a Tortolì nell'Ogliastra conserva al suo interno le statue lignee di S. Agostino e S. Efisio risalenti al Seicento e un bel dipinto della Madonna della Mercede sopra l'altare.

La statua di Agostino, riproduce il santo nella tradizionale posa di vescovo con in mano un grosso libro aperto. In testa porta una mitra, mentre la mano destra è aperta e rivolta verso i fedeli. Sotto il piviale si può notare la tunica nera dei frati agostiniani. Il volto del santo, che presenta una folta barba nera, ha un aspetto ancora giovanile.

La comunità dei frati agostiniani di Tortolì nell'Ogliastra faceva capo alla chiesa e al convento di sant'Antonio abate. Nella prima metà del Settecento gli agostiniani erano già impegnati a costruire una nuova chiesa. Nel 1726 il convento di sant'Antonio contava tre o quattro religiosi, che aumentarono negli anni successivi.

L'esistenza della chiesa di sant'Antonio è documentata fin dal 1579 ed era il luogo dove si riunivano i rappresentanti del Giudicato d'Ogliastra, come si può ricavare dal Libro di Todas las Gracias. Nella chiesa oltre a seppellirvi i religiosi, era consuetudine tumulare anche dei laici.  La presenza agostiniana a Tortolì è attestata già nella seconda metà del Seicento.

Gli agostiniani erano arrivati in Sardegna nel 1480 dalla Spagna, guidati da padre Crarco da Lerida, che aprì un convento a Sassari. In seguito si stabilirono a Cagliari, dove riaprirono l'antico convento fondato da san Fulgenzio. Altri conventi vennero aperti a Illorai, Alghero, Samassi, Escolca, Iglesias e Tortolì.

Intorno alla seconda metà del Settecento ci si lamentava delle sue condizioni in particolare dell'insalubrità, dovuta alla vicinanza con lo stagno, che provocava ai frati lunghe degenze per febbri. Nel 1746 il convento di Tortolì era abitato da 10 religiosi. ne 1759 erano residenti i frati p. Gio Agostino Mancosu du Tortolì, vicario e priore, p. Salvatore Cardia, frate Guglielmo Piras, frate Agostino Pinna Usay e frate Lorenzo Casu.

Nel 1766 la composizione dei residenti era questa: p. Gio Agostino Mancosu da Tortolì, vicario e priore, p. Tommaso Escano da Alghero, frate Ferdinando Samut da Cagliari, frate Guglielmo Piras da Cagliari, frate Agostino Pinna da Sassari e frate Nicola Zucca da Ilbono.

Il Convento degli agostiniani fu oggetto di denunce scandalose, che vedevano alcuni monaci imputati di perseguire lucro e altri loschi fini con la complicità di donne di malaffare. Successivamente, una cattiva amministrazione e la scarsità dei fondi, ridussero notevolmente il numero dei monaci tanto che ne fu chiesta la soppressione per far posto ad una scuola.

Nel 1784 il Priore Provinciale, P. Giovanni Facondo Catte, scrisse al Viceré di Sardegna per proporre la permuta del convento di Tortolì con quello lasciato incompiuto dai Padri Cappuccini una ventina di anni prima. Propose di permutare la propria chiesa "in buon sito, nuova e bella" con quella ancora non ultimata dei frati Cappuccini. Apparentemente sconveniente, la permuta permetteva tuttavia agli agostiniani di acquisire un convento nuovo, con un'aria più sana, mentre quello "ove attualmente dimorano a più d'esser vecchio, è situato vicino allo stagno, e questo col fettore ch'esala cagiona ogn'anno delle infermità". Ma non se ne fece nulla.

Nel 1827 mons. Carchero propose l'abolizione del convento e la destinazione degli edifici e dei redditi alla edificazione di un ospedale da collegare ai padri di san Giovanni di Dio.

Nel 1866 il convento venne definitivamente soppresso.

 

La Chiesa ha una struttura muraria in pietra e mattoni. Presenta una pianta rettangolare a navata unica alcune piccole cappelle laterali. La semplice facciata è divisa in due fasce da una semplice cornice. Nel livello inferiore si trova un portale ligneo rettangolare, sovrastato da un particolare timpano con tre finestre vetrate. La parte anteriore è stata datata alla fine del Cinquecento con influenze di tipo aragonesi. Sul lato destro si innalza un bel campanile a vela con un particolare motivo a tre punte, tipico delle chiese sarde. Nel cortile adiacente alla chiesa è ancora presente l'antico pozzo.