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PITTORI: Anton van Dyck

Sant'Agostino contempla la Trinità

Sant'Agostino contempla la Trinità

 

 

ANTON VAN DICK

1650

Amsterdam, Ons' 'Lieve Heer op Solder Museum

 

Sant'Agostino contempla la Trinità

 

 

 

La tela di van Dyck è oggi conservata ad Amsterdam al Our 'Lieve Heer op Solder. Questo soggetto è stato dipinto varie volte dal pittore in differenti varianti. I bozzetti preparatori di queste opere, che risentono diffusamente dell'influenza della cultura bolognese del primo Seicento, sono custoditi presso l'Ashmolean Museum di Oxford, la Yale University Art Gallery di New Haven e in una versione del 1628, presso una raccolta privata. Il tema affrontato da van Dyck segue un filone diffuso nel secolo: Agostino, in compagnia della madre, rivolge lo sguardo al cielo, aiutato da alcuni angeli che lo prendono per mano. In alto appare la visione di Cristo e della Trinità in un festoso movimento di angeli. La sua opera fu ripresa da altri autori, fra cui Jean Erasme Quellin a Bruges, Miguel de Santiago a Quito e Murillo a Siviglia. Van Dick ricevette l'incarico di dipingere questa tela nel 1628: il suo compenso ammontò a 600 fiorini.

La scena nella sua complessità ha una propria intrinseca forza che si esprime nella straordinaria dinamicità delle posture dei protagonisti e dei comprimari.

 

D. Augustinus in intentissimo Dei amore positus ter a Domino interrogatur: 'Augustine amas me ? ' Cum ille: ita amo Te, ut si ego Deus forem, vellem ego fieri. Il dialogo è tratto da Giovanni XXI e ricorda l'interrogatorio di Pietro.

Si legge anche che un uomo di molta pietà in un'estasi vide tutti i santi, ma per quanto cercasse, non riusciva a vedervi S. Agostino. Ne domandò la ragione ed il santo cui si era rivolto gli disse: - Agostino è nel più alto dei cieli e contempla la Santissima Trinità.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, 9

 

CORNELIUS LANCELOTZ, Vita Augustini, Anversa 1616

 

 

Anton Van Dick

Allievo e poi collaboratore di Rubens, van Dick  (1599-1641) nasce ad Anversa nel 1599. Qui operò così bene da venire invitato nel 1620 alla corte inglese di Giacomo I. Sceso in Italia nel 1621, lavorò a Genova. Alla prepotente vitalità di Rubens, Van Dick sostituisce un'eleganza raffinata e nervosa. Ritornò in patria nel 1626 e dal 1632 si trasferì a Londra, dove morì nel 1641. Pittore di Carlo I e dell'aristocrazia, nell'ultimo decennio accentuò la sapiente eleganza del suo stile e lasciò alla pittura inglese il modello del ritratto aulico che fu vitale fino all'Ottocento.