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PITTORI: Zanelli Sirio

Sant'Agostino Dottore della Chiesa

Sant'Agostino Dottore della Chiesa

 

 

ZANELLI SIRIO

1697

Certosa di Pavia, Basilica Chartusia Gratiarum

 

Sant'Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

L'autore della statua di S. Agostino che si trova nelle arcate delle cappelle della navata della chiesa è lo scultore Sirio Zanelli originario di Pavia.

Zanelli è famoso anche per aver realizzato nel 1698 con lo scultore Falconi Bernardo (1630-1697) di Bissone la statua di san Carlo Borromeo detta il San Carlone ad Arona sul Lago Maggiore su disegno del Cerano. Questa statua è un enorme colosso in rame (visitabile internamente), che con i suoi venti metri domina la collina dall'alto di un piedistallo di granito di 11 metri. La statua fu realizzata per iniziativa dell'oblato Marco Aurelio Grattarolo, con l'appoggio del cugino Carlo.

Di Siro Zanelli è pure la statua centrale di San Giovanni Battista, che rappresenta il punto più alto della facciata della Basilica di san Giovanni a Busto Arsizio.

Intagliatore e scultore del legno, Zanelli fu attivo sul Verbano: se ne ricordano ad esempio gli interventi aronesi e quelli cosiddetti della "sala delle medaglie" nel palazzo Borromeo dell’Isola Bella. Egli veniva remunerato chiamato, nel 1698, per un banalissimo intervento di intaglio (non oseremmo definirlo altrimenti) di una "pigna", il punto di raccolta delle nervature di un tettuccio di una carrozza.

"A Siro Zanello intagliatore a conto della pigna va facendo per il carozino del signor conte Giovanni, l. 28 s. – d. –" [Archivio Borromeo Isola Bella, Cassa Borromea, anno 1698, 1698 mag 6, registr. prog. 279].

Fu nominato statuario del Duomo di Milano e di lui ricordiamo nelle lesene che contornano la cappella di san Giovanni Bono uno dei sei riquadri in marmo di Carrara ad altorilievo che narrano la vita del Santo. L'opera che risale al 1696 illustra l'episodio in cui san Giovanni e il vescovo di Bergamo scacciano da quella città dagli ariani.

 

La statua di Zanelli alla Certosa di Pavia segue i modelli della statuaria barocca tardo seicentesca che enfatizza la grandiosità dei gesti e la possanza delle espressioni. Il santo, vestito con i suoi paramenti vescovili, impugna con forza il bastone pastorale e nello stesso tempo tiene ben serrato un libro aperto. L'ampio panneggio conferisce al suo gesto maggiore ridondanza e forza espressiva. la statua si trova collocata presso l'entrata sul lato sinistro presso la cappella di san Giovanni Battista.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6