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PITTORI: Anonimo di Alghero

Agostino vescovo e cardioforo nella chiesa di sant'Agostino ad Alghero

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

GIROLAMO DONNINI

XVII secolo

Alghero, chiesa di sant'Agostino vecchio

 

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

Scarse sono le notizie sicure storicamente circa le sue origini. Tuttavia è accertata la sua esistenza già dai primi anni del 1400. La chiesa è aperta solo nel mese di agosto e il suo interno è piuttosto severo e spoglio. Non ci sono preziosi altari o affreschi di pregio, ma solo un povero altare in pietra arenaria e due statue, una raffigurante Sant'Agostino, l'altra un angelo. Il fascino di questi poveri arredi consiste proprio nella loro semplicità e nell'atmosfera che si respira al suo interno.

La statua di sant'Agostino è posta alla sinistra dell'altare: il santo vi è rappresentato con un classico gesto del braccio destro sollevato mentre tiene in mano il cuore. L'opera non è datata, ma i tratti e le numerose imperfezioni stilistiche riportano ad un'origine settecentesca e la mano di un artigiano locale. Il santo presenta la mitra in testa, un viso anziano dalla folta barba: i paramenti vescovili sono piuttosto vivaci con una bella e appariscente stoffa rossa che dà risalto alla figura del dottore della Chiesa.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3