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PITTORI: Maestro di Cuzco

Agostino cardioforo allo scrittoio a Cuzco, Museo Episcopale di Arte religiosa

Agostino cardioforo allo scrittoio

 

 

MAESTRO DI CUZCO

1700-1710

Cuzco, Museo Episcopale di Arte religiosa

 

Agostino cardioforo allo scrittoio

 

 

 

L'opera di anonimo maestro di Cuzco che opera tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento è una bella copia di un altrettanto famoso dipinto seicentesco di De Champaigne Philippe (1645-1650) che attualmente è conservato a Los Angeles al County Museum of Art. Agostino è rappresentato come cardioforo: cioè porta in mano il cuore fiammante, che ricorda il suo smisurato amore per Dio.

Rispetto all'opera di De Champaigne esiste una unica differenza di rilievo: si tratta della struttura della scritta in alto a sinistra. Qui troviamo la stessa parola "Veritas" che però è inscritta in un triangolo, tipica figura geometrica che individua la Trinità. In De Champaigne si allungano poi dei raggi luminosi fino a colpire Agostino. L'ignoto pittore di Cuzco sicuramente conosceva il dipinto di De Champaigne poiché lo riprende con molta precisione.

Il resto della scena è praticamente identico, anche nei particolari, con la sola eccezione dei colori e delle tonalità di colore. Nella mano sinistra Agostino regge un cuore da cui esce una forte fiamma. Nello studiolo si riconoscono diversi particolari: il tavolo con una tovaglia che lo ricopre, libri sparsi sul tavolo ma anche ai piedi di Agostino.

A sinistra c'è un imponente leggio con un libro aperto. Agostino è seduto davanti a un tavolo e tiene nella mano destra una penna con cui sta per scrivere su un libro e volge il capo verso la luce che gli dà ispirazione nello scritto. Il viso di Agostino è ancora giovanile ed è abbellito da una folta barba nera.

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3