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PITTORI: Maestro di Evora

Agostino vescovo cardioforo nella cattedrale di Evora

Agostino vescovo cardioforo

 

 

MAESTRO DI EVORA

XVIII secolo

Evora, Cattedrale di Santa Maria

 

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

L'affresco è dipinto nella volta a botte della cattedrale di Évora, che si alza nella zona alta del centro storico. Le sue due torri si vedono da vari punti della città. La cattedrale fu costruita tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, in stile romanico, sopra un'antica moschea, su incarico del vescovo D. Paio. L'edificio presenta alcune parti in stile gotico, a causa di ampliamenti in età medioevale. La sua struttura ha dimensioni enormi, e in effetti è considerato uno dei maggiori templi vescovili del Medioevo in Portogallo. Assomiglia parecchio alla cattedrale di Lisbona e segue lo schema architettonico dell'edificio-fortezza. La facciata è in granito rosa, e la cosa più notevole è il portone principale, affiancato da due torrioni asimmetrici e formato da un arco a tutto sesto e archivolti sorretti dalle sculture degli Apostoli. La pianta è a croce latina, ed è divisa in tre navate, suddivise in sette parti ciascuna. Conquistata nel 59 a. C. dai romani, che le diedero il nome di "Liberalitas Julia", Évora andò acquisendo grande importanza, come attestano le vestigia ancora oggi visibili, di cui sono un esempio le rovine di un grazioso tempio risalente alla fine del II secolo.

Del suo periodo visigota (sec. V-VIII) resta ben poco da vedere. Seguì il dominio musulmano, iniziato con la conquista della città per mano di Tárique e destinato a durare fino alla Riconquista cristiana, nel XII secolo. Dopo la Riconquista, la città, scelta da diversi re del Portogallo delle prima e della seconda dinastia come sede della corte, venne arricchita di palazzi e monumenti, in particolare sotto i regni di D. João II e D. Manuel (secoli XV e XVI).

La bella Cattedrale conosciuta anche con il nome di Cattedrale di Santa Maria, edificata nel 1186 ma consacrata nel 1204, si presenta in una dimensione e architettura che ricorda quella di un castello.

L'immagine di Agostino ce lo presenta come vescovo con in testa la mitra e nella mano destra il pastorale. Con la sinistra il santo regge un cuore fiammante, tipico suo attributo iconografico.

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.