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PITTORI: Jacob Andreas Fridrick

Agostino e il bambino in riva al mare

Agostino e il bambino in riva al mare

 

 

JACOB ANDREAS FRIDRICK

1750-1770

Bratislava, Galleria Nazionale Slovacca

 

Agostino e il bambino in riva al mare

 

 

 

La celebre leggenda dell'incontro di Agostino con un bambino in riva al mare, che introduce al mistero della Trinità, è l'argomento di questa incisione di Jacob Andreas Friedrich il Giovane (1714-1779).

Costui condivide lo stesso nome del padre Jacob Andreas Friedrich il Vecchio (1684-1751), ma le sue opere sono riconoscibili in quanto si firma, come in questa stampa, con la firma "Jac.Andr. Fridrich".

Il foglio, realizzato con carta giallastra fatta a mano, misura 8,4 cm in larghezza e 14,7 in altezza mentre l'area di stampa è più ridotta a 7,8x13,0 cm

Alla base dell'incisione troviamo la scritta "Sanctus Augustinus Hipponensis Episcopus Ecclesiae Doctor".

La scena vede Agostino ritto in piedi mentre si svolge verso un robusto ragazzino che sta giocando per terra vicino all'acqua. Il santo indossa i suoi paramenti episcopali con la mitra in testa e un grosso libro nella mano sinistra. Con l'indice della mano destra si rivolge al ragazzo che a sua volta alza il capo e lo guarda. Fra le nuvole uno squarcio di luce illumina la scena procedendo da un cerchio con inscritto un triangolo, simboli della Trinità.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.