Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Giuseppe Di Garbo

PITTORI: Giuseppe Di Garbo

Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica

Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica

 

 

GIUSEPPE DI GARBO

1770-1780

Geraci Siculo, chiesa di San Bartolomeo Apostolo

 

Madonna della cintura con i santi Agostino e Monica

 

 

 

Il quadro raffigura la Madonna della Consolazione, nota anche come Madonna della Cintura. La Vergine porta in grembo il Bambino Gesù e offre la sacra cintura a Monica alla presenza di Agostino. Il santo tiene nella mano destra una penna a simboleggiare la sua vasta produzione letteraria a sostegno della dottrina della Chiesa. Alcuni libri sono accatastati ai suoi piedi. La mano sinistra è invece alzata verso il bambino per offrirgli un cuore infiammato dall'amore per Dio Padre. Agostino è stato raffigurato a figura intera in piedi e vestito con il semplice saio nero dei monaci agostiniani. Il suo volto ha un aspetto di persona ormai matura con una folta barba che gli scende fin sul petto.

Due angioletti seduti ai piedi dei due santi, Agostino e Monica, reggono i suoi attributi episcopali: il primo impugna il bastone pastorale, mentre il secondo regge la mitra. Realizzata intorno al 1700 dal pittore madonita Giuseppe Di Garbo la tela presenta le dimensioni di cm 154 x cm 256 di altezza.

Dopo il recente restauro il telaio originale è stato sostituito da un foglio spesso di truciolato. Il dipinto presentava diverse zone di umidità diffuse su tutta la tela con la conseguente perdita sia della preparazione che della pellicola pittorica. Diversi tagli e lacerazioni sono presenti in diverse parti della tela, ancorata al supporto in truciolare tramite chiodi.

 

La chiesa di san Bartolomeo si trova nell'omonima Piazza alla periferia del Paese. La tradizione vuole che questa chiesa sia stata provvisoriamente il "Sepolcreto" della nobile famiglia Ventimiglia. Vi fu infatti sepolto Francesco I Ventimiglia nel 1338, anche se il vero Pantheon di famiglia fu realizzato a Castelbuono nel XV secolo. E' probabile che la Chiesa fosse preesistente al 1338 e il suo orientamento lungo un asse occidente-oriente cioè con un abside circolare ad oriente e un pronao d'ingresso, ricorda il tipico impianto normanno. L'interno si presenta ad una navata. L'edificio fu ampliato nel 1775 e abbellito e decorato nel 1794 dagli artisti Francesco, Clemente e Rocco Lo Cascio con straordinari stucchi in stile composito barocco. Al suo interno sono conservate numerose opere d'arte, fra cui statue, polittici e quadri. In uno di questi sono rappresentate due scene: in quella superiore la Madonna della Cintura, che offre il sacro cingolo a Monica ed Agostino, e in quella inferiore San Nicola da Tolentino frate agostiniano, sorretto da due angeli in punto di morte. Molto della è pure l'acquasantiera in marmo alabastrino datata 1552. Sul bordo si legge: "ANNO DOMINI INCARNATI VERBI: X INDICIONIS: N: SS.". Proviene dal chiostro agostiniano. Sulla porta di ingresso si legge questa iscrizione: "D. O. M. TEMPDUM HOC DIVO BARTHOLOMEO APOSTOLO AB AEVO DICATUM ORNATUM ET DEALBATUM EST S. T. D.: D. JACOPO GIALLUMBARDO ARCHPRESBITERO SAC.TE. D. JOSEPH VIVINETTO PROCURATORE AN. DOMINE 1794. RESTAURATUM 1978".

 

 

Giuseppe Di Garbo

Questo pittore nativo di Castelbuono (1742-1814) realizzò centinaia di opere per le chiese e le case di Castelbuono e dei centri vicini. Non risulta che abbia mai frequentato una scuola o una accademia. Acquisì invece gradualmente la capacità di abbinare i toni dei colori con notevoli risultati. Fra le sue opere ricordiamo gli affreschi nella chiesa Madre di Termini Imerese, la tela della Comunione di una Santa (Castelbuono, chiesa della Matrice Nuova), la Tela dell’Educazione della Vergine (Castelbuono, per la chiesa Del Calvario), la Tela di San Liborio (Castelbuono, cappella Palatina), quattro quadri per la decorazione della cantoria della chiesa di Matrice Nuova a Castelbuono, una tela del Golgota (Castelbuono, chiesa di Sant'Antonino martire) e un quadro della Trasfigurazione (Geraci Siculo, archivio storico).