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PITTORI: Maestro di Pillersee

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

 

 

MAESTRO DI PILLERSEE

1740-1760

Pillersee, chiesa di sant'Ulrico

 

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

Questa statua si trova nella chiesa parrocchiale di sant'Ulrico a Pillersee. Si trova sull'altare maggiore che è stato realizzato in stile neogotico. Il santo è raffigurato nelle sue vesti episcopali con nella mano sinistra il bastone pastorale.

In testa porta una preziosa mitra ben lavorata. Il volto ha un aspetto giovanile e quasi stranito con una folta barba riccioluta che gli copre il mento e scende fin sul petto.

Nella mano sinistra tiene elegantemente un cuore fiammante, un simbolo iconografico piuttosto comune in età barocca e soprattutto nel Settecento.

La chiesa risale al XV secolo e fu dedicata a St. Ulrich dal vescovo di Augusta che pure la consacrò. Ulrich o Ulrico fu uno dei santi più onorati nel corso del Medioevo tedesco. La chiesa apparteneva al monastero di Rott am Inn e la sua prima citazione risale al 1151, quando esisteva solo una torre assieme al nucleo romanico dell'edificio. Le origini della convento di Rott am Inn risalgono alla fine del secolo XI, quando fu donato per il matrimonio del figlio di Kuno II con Elisabetta di Lorena. Il figlio Rott pazientemente costruisce un monastero nella tenuta di famiglia.

A causa della secolarizzazione il monastero fu soppresso nel 1803, demolito in varie parti e venduto al Dipartimento forestale nazionalizzato. Anche la preziosa biblioteca venne parzialmente dispersa.

La struttura della chiesa venne varie volte modificata al cambiare della sensibilità artistica dei tempi. Nel Seicento la chiesa aveva un aspetto che rispecchiava la sensibilità dello stile barocco. Ma nel 1864-1868 la chiesa è stata trasformata di nuovo in stile neo gotico. Nel periodo 1960-1961 si procedette a un nuovo restauro che ha reintrodotto il carattere tardo barocco.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3