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PITTORI: Suore di San Giuliano

Sant'Agostino nello stendardo della Madonna della Cintura

Sant'Agostino nello stendardo della Madonna della Cintura

 

 

SUORE DI SAN GIULIANO

1758-1759

Prosto di Piuro, chiesa dell'Assunta

 

Sant'Agostino e la Madonna della Cintura

 

 

 

Presso il tesoro della chiesa dell'Annunciata a Prosto di Piuro si conserva uno splendido Stendardo dedicato alla Madonna della Cintura utilizzato dalla Confraternita della Cintura, che aveva un proprio altare nella stessa chiesa.

Lo Stendardo è in seta ricamata e dipinta su damasco bianco con ricami in oro e seta policroma. Su un lato raffigura la Madonna della cintura fra angeli e putti, mentre sull'altro lato c'è una immagine a figura intera di sant'Agostino con sullo sfondo un paesaggio. Lo stendardo venne realizzato a spese della Confraternita della Sacra Cintura nel 1758-1759 dalle Suore del monastero di San Giuliano a Como per il prezzo di 100 fiorini. Si affiancò a quello portato da Milano nel 1674 e costato 480 lire. Le suore di san Giuliano erano di regola agostiniana ed avevano preso possesso del monastero, in origine benedettino, nel 1594. Alla fine del XVI secolo era commendatario del monastero Tobia Peregrini, canonico della cattedrale e vicario generale della diocesi: per sua iniziativa, e con l'autorizzazione della Sede Apostolica, pensò al trasferimento nel complesso monastico di San Giuliano delle suore agostiniane del convento di sant'Andrea di Brunate. L'insediamento delle religiose in San Giuliano avvenne nell'autunno del 1594.

La cappella di sant'Agostino, legata alla presenza della confraternita dei cinturati, risale al 1660 quando venne fatta la richiesta di erigerla. L'autorizzazione pervenne il 12 giugno di quello stesso anno e in breve tempo fu realizzata da Antonio Casella per gli stucchi e Giorgio Solari di Carona per i marmi. Sul cartiglio in marmo bianco, posto sopra l'altare, si legge "Zona aurea / Apoc. 1 /1661".

La Confraternita della Cintura, che aveva come divisa un abito nero, aveva come sede la Cappella: la confraternita fu eretta a Prosto il 2 agosto 1659 da Padre Pietro Lanfranconi, vicario generale dell'Ordine eremitano di sant'Agostino a Roma e venne approvata dal vescovo di Como Lazzaro Carafino il 18 settembre. Venne aggregata all'arciconfraternita dei cinturati e cinturate di sant'Agostino e di santa Monica, fondata nella chiesa di san Giacomo a Bologna.

Alla confraternita di Prosto competeva l'organizzazione della processione nella selva a Ca De Doni la prima domenica di avvento, trasportata nel 1661 da papa Alessandro VII alla festa dell'Assunta.

L'8 settembre e il giorno di Natale i confratelli vendevano le cinture in pelle di vitello o montone. Nel 1785 l'attività della confraternita si fece sporadica fino alla sua scomparsa a metà del Novecento.

La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, memoria di sant'Agostino. La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di Gesù. La Vergine, accontentandola, le apparve coperta da un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e penitenziale. La veste era stretta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti coloro che desideravano il Suo particolare patrocinio ad indossarla. Fra i primi ci fu sant'Agostino e, poco per volta, la cintura divenne uno dei tratti distintivi dell'ordine degli Agostiniani e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da sant'Agostino. La cintura nel mondo romano ed in questo contesto in particolare, aveva un valore simbolico ed indicava un legame (non a caso giocava un ruolo importante nel matrimonio dell'età classica), in un rapporto certamente di livello impari, di sottomissione che comportava una protezione, espressa da parte della Madonna nella forma del Patrocinio. Nella coroncina da recitarsi ogni giorno da parte dei "cinturati" questo accessorio viene interpretato come l'umanità di Cristo che per amore ha sparso il Suo sangue per le Sue creature. Portare la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore. Sono frequenti le immagini in cui si ritrae la Vergine, in alto, tra santa Monica e sant'Agostino in atto di donare la propria cintura: la Madonna appare con il Bambino in braccio, elemento che manca nel racconto tradizionale e non indossa affatto un abito scuro ma è raffigurata quasi sempre con la veste rosa e azzurra: il colore penitenziale rimane solo per la cintura che offre ai fedeli anche perché il nero o il marrone sono due colori capaci di evidenziare il particolare all'interno della composizione pittorica. L'iconografia della Madonna della Cintura è simile in vari casi a quella della Vergine del Rosario e la stessa Cintura si può confondere con quello strumento di preghiera: come nel caso della Madonna di Pompei, anche la Vergine della Cintura viene sovente raffigurata fra due santi uno di sesso maschile e l'altro femminile.

 

Gli autori sacri riportano due diverse tradizione sul culto di questa Madonna. In una si racconta di San Tommaso apostolo che, avuta notizia dell'imminente scomparsa della Madonna, giunto a Gerusalemme quando ella purtroppo era già morta, volle comunque vederla nella tomba: vi trovò però solo la sua cintura di cuoio, reliquia d'allora in poi molto venerata dai primi cristiani.

Un'altra tradizione è riportata nel libro di preghiere e istruzioni "Manuale di Filotea" dal famoso predicatore milanese dell'ottocento Giuseppe Riva: «La madre di S. Agostino. S. Monica. Fatta vedova del suo consorte Patrizio, e risoluta di imitare Maria SS. ma anche nell’abito, la pregò di farle conoscere come avesse vestito nei giorni della sua vedovanza, specialmente dopo l’Ascensione di Cristo al cielo. La B. Vergine non tardò a compiacerla. Le apparve poco dopo coperta di un'ampia veste che dal collo le andava ai piedi, ma di stoffa così dozzinale, di taglio così semplice, di colore oscuro che non saprebbe immaginare abito più dimesso e penitenziale. Ai lombi era stretta da una rozza cintura di pelle che scendeva fin quasi a terra, al lato sinistro della fibbia che la rinfrancava. Indi slacciandosi di propria mano la cintura, la porse a S. Monica, raccomandandole di portarla costantemente, e di insinuare tale pratica a tutti i fedeli bramosi del suo speciale patrocinio. Il primo ad approfittarne fu il figlio S. Agostino e da lui venne in seguito a diffondersi in ogni ceto di fedeli, specialmente per opera del benemerito Ordine Agostiniano, la cui regola, con poche modificazioni divenne comune a tutti gli ordini religiosi della vita attiva che furono più tardi istituiti. ... »