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PITTORI: Maestro di Querrieu

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI QUERRIEU

1750-1770

Querrieu, chiesa dei santi Gervaso e Protaso

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

All'interno della chiesa dei santi Gervasio e Protasio di Querrieu troviamo due statue che raffigurano ciascuna sant'Ambrogio e sant'Agostino.

Sono due statue policrome in legno realizzate nel Settecento alte circa 140 cm.

Agostino è stato raffigurato come un giovane vescovo che sta sfogliando un libro aperto sostenuto dalla testa di un angioletto ai sui piedi.

Alla base della statua si legge la scritta identificativa St. Augustin.

 

La chiesa parrocchiale di Querrieu si trova ai margini di un altopiano che domina la valle. È stata costruita con pietra da taglio in gesso di cui è ricca la vallata. La sua origine non è esattamente databile, tuttavia è noto che nel 1280 venenro riconosciuti dal sacerdote Hugues Querrieu i diritti del Capitolo della chiesa di Saint-Firmin il Confessore di Amiens.

Nel 1824 Jean-Baptiste Dumeige, falegname ad Amiens, scoprì le reliquie dei Santi Gervaso e Protaso tra le macerie nel cortile della canonica di San Rémi. Egli le mise in una cassa a casa sua e quando nel 1827 vide la guarigione della figlia che aveva perso la parola e la ragione, attribuì il miracolo alla presenza delle reliquie e alle preghiere rivolte a Gervasio e Protasio.

Il prete di Querrieu Antoine Petigny venne a conoscenza di queste reliquie ed espresse il desiderio di averli per la sua chiesa dedicata ai santi martiri. La famiglia Dumeige decise di consegnare le reliquie, preferendo che venissero onorate da una parrocchia piuttosto che da una sola famiglia. La traslazione delle reliquie avvenne il 25 agosto 1833. Il cinquantesimo anniversario di quell'evento fu celebrato Domenica 26 agosto il 1883. Vennero eretti  in parrocchia ben quindici archi trionfali e parteciparono alla festa quattromila persone tra cui centocinquanta bambini.

La pianta della chiesa è a forma di croce latina rivolta verso est.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6