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PITTORI: Cesellatore bergamasco

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

CESELLATORE BERGAMASCO

1750-1799

Valtorta, chiesa parrocchiale dell'Assunta

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il reliquiario si presenta a 1/4 di busto ed è stato realizzato nell'ambito della oreficeria bergamasca. L'opera è stata realizzata in ottone in lamina, sbalzato e argentato. Come dimensioni il reliquiario misura cm 91x37x30 e fa parte di un gruppo di quattro reliquiari conservati nella chiesa parrocchiale di Valtorta.

L'opera raffigura un sant'Agostino giovanile vestito da vescovo con in testa un'alta mitra.

 

La chiesa parrocchiale dell'Assunzione di Maria fu costruita tra il 1898 e il 1904 per iniziativa del parroco don Stefano Gervasoni. Il nuovo edificio inglobò quello precedente medioevale che già esisteva nel 1230. La chiesa si presenta a tre navate e presenta linee architettoniche di ispirazione neo rinascimentale. Tra le opere d'arte che vi sono conservate, ci sono due pregevoli polittici di epoca rinascimentale: una Madonna e Santa Caterina (donata da Antonio Busi nel 1647), una Madonna del Rosario (dono di Simone Busi nel 1648) e una splendida Madonna, dello stesso periodo, opera di Pietro Mera. Tra le sculture di particolare interesse è il vecchio altare maggiore seicentesco in legno intagliato e dorato. Notevole è il pulpito in legno di noce intarsiato e intagliato, realizzato ai primi del Settecento da Francesco Civaticon.

Dell'antica chiesa, che nel 1566 fu visitata da visitata da San Carlo Borromeo, rimane oggi solo il vano dell'abside adibito a sagrestia. La parete esterna di questo abside è decorata da due affreschi, ben conservati e restaurati nel 1985: nel registro superiore è dipinto il Leone di San Marco, in quello inferiore si osserva un Sant'Antonio Abate benedicente entro una cornice. Separano i due registri gli stemmi dei committenti con relativi cartigli: a sinistra quello dei Regazzoni, con l'indicazione che la spesa fu sostenuta dal vicario Lorenzo Regazzoni di Rota nell'anno 1561; a destra quello degli Annovazzi, al cui casato apparteneva quel Giovanni del Grasso che l'iscrizione indica come il committente della figura di Sant'Antonio.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6