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PITTORI: Biagio di Goro Ghezzi

Sant'Agostino e San Paolo

Sant'Agostino e San Paolo

 

 

BIAGIO DI GORO GHEZZI

1345-1385

Montalcino, Museo Civico e Diocesano d'Arte Sacra

 

Sant'Agostino e San Paolo

 

 

 

La tavola è uno scomparto di un grande polittico e raffigura sant'Agostino con san Paolo che impugna la spada. Il santo è vestito da vescovo, con la mitra in testa e un libro chiuso fra le mani. Sopra il piviale si nota, come sovente accade in questo genere di dipinti di probabile committenza agostiniana, che il santo indossa con bella evidenza la mantellina nera dell'abito dei monaci agostiniani. Questa presenza simbolica sta a significare che gli agostiniani si ritenevano i diretti discendenti dell'esperienza monastica che il santo promosse al suo ritorno in Africa. Gli agostiniani sin dal loro nascere nel 1256 hanno sempre adottato la regola di sant'Agostino, che è sempre stato considerato il loro vero fondatore.

Realizzato con la tecnica della tavola in legno, il dipinto di Biagio di Goro Ghezzi risale ad un periodo compreso fra il 1345 e il 1384. Attualmente l'opera è conservata a Montalcino nel locale Museo Civico e Diocesano d'Arte Sacra. In precedenza il dipinto era conservato nella chiesa di S. Antonio Abate sempre a Montalcino.

La figura e il pensiero paolino a Milano ebbero per Agostino un ruolo fondamentale nel processo di conoscenza e di approfondimento della teologia cristiana. Un incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un passo decisivo verso il battesimo: inoltre venne convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta. Fra gli effetti ci fu la dolorosa separazione dalla donna con cui conviveva, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato. A casa di un amico, Ponticiano gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di San Paolo.

Ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

 

 

Biagio di Goro

Non si conosce né il luogo né le sue date di nascita e di morte, Si sa comunque che questo artista fu attivo a Siena a partire almeno dal 1350. Probabilmente nacque verso il 1325 tenendo conto dei dati d'archivio che ricordano un certo "Blaxius Gori Ghezzi pictor" o "Biagio di Goro" (o Ghoro). Oltre che pittore, fu anche architetto. La sua attività di doratore è attestata da pagamenti dell'Opera del Duomo di Siena negli anni 1366-1380. La sua produzione pittorica è testimoniata da una pala che si trovava "in Siena, alle belle arti" e giudicata "tutta del suo fare, ma non poco slavata e pallida", e da un polittico con una Madonna con Bambino e santi e Storie della Passione di Cristo, che nel 1801 si trovava nella sacrestia di S. Agostino a San Gimignano. Quest'opera era firmata "Biagio da Siena pinse". Nel 1981 alcune ricerche su un ciclo di affreschi del coro della chiesa di S. Michele Arcangelo a Paganico nel grossetano ha legato il suo nome a un'opera datat 1368. Il complesso pittorico di Paganico nella parete centrale raffigura l'Annunciazione; su quelle laterali sono rappresentate, in due registri, le scene della Natività e dell'Adorazione dei magi (registro superiore), le Storie di san Michele e l'Allegoria dell'Oltretomba (registro inferiore); nelle vele della volta a crociera sono raffigurati i quattro Evangelisti; nel sottarco ricorre una teoria di Sante raffigurate a mezzo busto entro edicole trilobate. Lo stile di Biagio mostra forti legami con i maestri senesi Pietro e Ambrogio Lorenzetti, dai quali il pittore ha attinto i tipi fisionomici, la concezione spaziale e le modalità compositive. La definizione dello stile di Biagio ha permesso di attribuirgli un corpus di opere, sia pure ancora esiguo. A un momento giovanile viene assegnata una pittura murale raffigurante S. Agnese, che si trova nella chiesa di S. Maria dei Servi a Siena; mentre a un periodo fra il 1355 e il 1365 sono da ritenersi tre tondi a fresco con il Cristo benedicente, S. Caterina d'Alessandria e S. Lorenzo, dipinti a Siena in un edificio attiguo all'ingresso del collegio Tolomei, già convento di S. Agostino.