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PITTORI: Anonimo di Orvieto

Agostino consegna la Regola

Agostino consegna la Regola

 

 

ANONIMO DI ORVIETO

XIV secolo

Orvieto, abbazia dei S. Severo e Martirio

 

Agostino consegna la Regola

 

 

 

La scena è affrescata nell'abbazia dei santi Severo e Martirio nei pressi di Orvieto. Uscendo da Porta Romana, dopo una breve passeggiata si giunge a questa splendida Abbazia che fu costruita nel secolo XII e che ampliata nel secolo XIII dai monaci Premostratensi. Accanto alla casa abbaziale in stile romanico-gotico e al campanile dodecagono merlato, sorge la chiesa, che risale al XII sec. e che presenta affreschi che datano dal XII al XV secolo.

Fra questi si può osservare l'affresco che raffigura sant'Agostino che mostra la sua Regola scritta su due pagine di un libro aperto. L'episodio della consegna della regola è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII sec. e si diffonde particolarmente dopo la istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza dei monaci agostiniani da Agostino.

L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa interpretazione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa di cui parla Possidio nel suo libro Gesta Augustini 5, 3

Nella scena raffigurata in uno stile che richiama l'arte romanica, Agostino è vestito in abiti vescovili, impreziositi da accurate stoffe, ha la mitra in testa, indossa bianchi guanti e impugna con forza il pastorale. Il viso è intenso ed espressivo, gli occhi guardano e scrutano chi lo osserva stabilendo un forte legame.

 

L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.

Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ultimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.

L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.

Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.

 

11. 1. Progredendo intanto l'insegnamento divino, coloro che nel monastero servivano a Dio sotto la guida del santo Agostino e insieme con lui, cominciarono ad essere ordinati preti della chiesa di Ippona.

11. 2. Così di giorno in giorno s'imponeva e diventava più evidente la verità della predicazione della chiesa cattolica, e così anche il modo di vita dei santi servi di Dio, la loro continenza e assoluta povertà: perciò dal monastero che quel grande uomo aveva fondato e fatto prosperare con gran desiderio (varie comunità) cominciarono a chiedere e ricevere vescovi e chierici, sì che allora prima ebbe inizio e poi si affermò la pace e l'unità della chiesa.

11. 3. In fatti circa dieci uomini santi e venerabili, continenti e dotti, che io stesso ho conosciuto, il beato Agostino, richiesto, dette a diverse chiese, alcune anche molto importanti.

11. 4. D'altra parte costoro, che dal loro santo modo di vita venivano a chiese di Dio diffuse in vari luoghi, si dettero ad istituire monasteri, e poiché cresceva lo zelo per l'edificazione della parola di Dio, preparavano a ricevere il sacerdozio fratelli, che furono messi a capo di altre chiese.

11. 5. Pertanto progrediva per mezzo di molti e in molti la dottrina di fede salutare, di speranza e di carità insegnata nella chiesa, non solo in tutte le parti d'Africa ma anche nelle regioni d'oltremare: infatti con la pubblicazione di libri, tradotti anche in greco, grazie a quel solo uomo, con l'aiuto di Dio, tutto il complesso della dottrina cristiana venne a conoscenza di molti.

11. 6. Allora - com'è scritto - il peccatore a veder questo s'adirava, digrignava i denti e si struggeva (Sal. 111, 10); invece i tuoi servi - secondo quanto sta scritto - erano in pace con quelli che odiavano la pace e quando parlavano erano combattuti da quelli senza motivo (Sal. 119, 7).

POSSIDIO, Gesta Augustini 11, 1-6