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PITTORI: Maestro riminese

Sant'Agostino vescovo e san Nicola

Sant'Agostino vescovo e san Nicola

 

 

MAESTRO RIMINESE

1380-1390

Rimini, chiesa di sant'Agostino

 

Sant'Agostino vescovo e san Nicola

 

 

 

Uno sconosciuto pittore riminese ha dipinto questo affresco agli inizi del XIV secolo sulla parete di fondo del coro con i santi Agostino, Nicola da Tolentino e Veronica. Nel registro inferiore del Coro, alla base delle storie di san Giovanni Evangelista e di sant'Agostino, è visibile una serie di lacerti di affreschi, eseguiti come ex voto, su porzioni di intonaco sovrapposte a quelle che appartengono al ciclo delle fasce superiori.

Queste raffigurazioni furono eseguite da vari pittori seguaci dei grandi maestri riminesi di inizio Trecento, probabilmente verso la fine del secolo. Nel riquadro collocato al centro della parete di fondo del coro sono raffigurati un vescovo nimbato e una santa affiancati da un monaco dalla veste bruna e aureolata. Costui è identificabile con san Nicola da Tolentino, sia per l'aspetto giovanile, quanto per la tonsura e il libro, simboli che caratterizzano la sua iconografia sin dai primi esempi noti. Il vescovo a fianco è con molta probabilità sant'Agostino, di cui i monaci eremitani seguivano la regola e a cui era dedicata la chiesa riminese.

Ufficialmente intitolata a San Giovanni Evangelista, la chiesa è in realtà conosciuta a Rimini come chiesa di sant'Agostino, questo perché edificata nel XIII secolo (forse nel 1247) dai monaci agostiniani, era a base rettangolare con copertura a capriate, sul fondo una grande abside con due cappelle di cui una funge da base all'imponente campanile. La chiesa ha conservato l'originaria architettura gotica e rappresenta uno splendido monumento del gotico riminese.

L'interno, a una navata, risente del rinnovamento in stile barocco 1618-26, oltre che della ristrutturazione attuata tra il 1676 e il 1755 a cui si devono il soffitto piano progettato da Ferdinando Bibiena e dipinto da Vittorio Bigari 1722 e le otto statue nelle nicchie, opera di Carlo Sarti 1750. Sulla parete sinistra si trova la tomba del Beato Alberto Martelli 1918-46, militante dell'azione cattolica e assessore nelle giunte del primo dopoguerra.

Sulla mole monumentale della chiesa svetta il più alto campanile della città. La parte meglio conservata, nelle forme romano gotiche originali, sono la parte absidale e il campanile. In questa chiesa, nell'ampia sala dove si riuniva il Consiglio generale, o Sala dell'Arengo, si trovava il Giudizio Universale, un grandioso affresco, opera di un pittore riminese del XIV secolo detto il "Maestro dell'Arengo" che fu staccato e poi trasferito al Museo della Città in via Tonini. Restaurata più volte nel corso dei secoli, nel 1618 la chiesa venne rinnovata nell'interno, in forme barocche e dipinta intorno al 1720 dal Bibbiena.

Gli altri affreschi del ciclo, che sono un eccezionale esempio dell'arte pittorica della scuola riminese del Trecento, sono visibili nella parte bassa del campanile e nell'abside di questa chiesa. Gli affreschi del campanile narrano la "Vita della Vergine" e sono attribuiti dal Longhi a Giovanni da Rimini. Gli affreschi alle pareti dell'abside, Cristo, Madonna in Maestà, Noli me tangere, le Storie di San Giovanni Evangelista sono stati attribuiti al "maestro dell'Arengo".

La pittura trecentesca era stata nascosta da interventi successivi finché, nel 1916 un forte terremoto ne rivelò la presenza. Soltanto nel 1926 si potette procedere allo strappo e al restauro del maestoso Giudizio Universale dipinto sull'arco trionfale, ora al Museo della Città. Un particolare: in uno degli affreschi dell'abside viene ritratto un monaco che porta degli occhiali, se non il primo uno dei primi casi nella storia dell'arte. Con la ristrutturazione settecentesca, la chiesa si arricchì di notevoli opere tra cui gli stucchi barocchi a soffitto di Ferdinando Bibiena e gli affreschi di Vittorio Maria Bigari.